Metti la tua anima nella tua mano e cammina recensione di un diario visivo crudo e devastante della vita in tempo di guerra
l’ultimo lavoro di sepideh farsi, “put your soul on your hand and walk”, diventa il simbolo di un’intima testimonianza di resistenza e sofferenza
In un contesto segnato da eventi drammatici e da recenti tragiche perdite, il documentario diretto da Sepideh Farsi assume un ruolo fondamentale nel rivelare le sfumature di due vite strettamente intrecciate attraverso un dialogo autentico e intimo. La pellicola, selezionata per il festival di Cannes 2025, si configura come una testimonianza di vita e di speranza, affrontando tematiche di conflitto, devastazione e resilienza. La narrazione si sviluppa tra le conversazioni telematiche tra la regista iraniana e Fatma Hassona, giovane fotoreporter palestinese deceduta in un attacco aereo, offrendo uno sguardo profondo ecrudo sulla realtà quotidiana di chi vive sotto minaccia costante.
il racconto diretto e intimo tra le due protagoniste
scelta stilistica e impatto emotivo
La decisione di filmare le conversazioni attraverso telefoni cellulari rappresenta una chiara volontà di sottolineare la fragilità e la intimità del rapporto tra Farsi e Hassona. Le videoriprese, spesso realizzate con secondi telefoni, creano un effetto che alterna distacco e vicinanza, accentuando la percezione di un legame autentico che si svolge sotto il peso dell’angoscia e della perdita. Questa modalità di ripresa diventa un simbolo di come l’informazione e le immagini si siano trasformate in strumenti di resistenza in contesti di guerra e oppressione, in cui ogni interruzione di rete può rappresentare l’ultimo contatto con la vita.
contenuto e significato del film
Fatma Hassona, artista e futura fotografa, emerge come un’icona di speranza e determinazione. La sua forza interiore si manifesta attraverso il suo modo di affrontare il dolore, il senso di orgoglio e la volontà di resistere, espressa con entusiasmo anche in condizioni estreme. La sua affermazione di essere “fiera di essere palestinese” e l’idea di “mettere l’anima in mano e camminare” riflettono un messaggio di pura resilienza. Nel film, si alternano anche spezzoni di immagini di guerra, interviste e notizie, rafforzando la sensazione di una testimonianza di sopravvivenza condivisa tra le due donne, pur nella loro apparente lontananza geografica e culturale.
contesto storico e simbolico del documentario
La pellicola si inserisce in un momento storico di grande tensione e crisi, con la perdita di Fatma Hassona che rende ancora più dolorosa la narrazione. La sua morte, avvenuta poco dopo la conclusione del montaggio, conferisce al film un carattere di profonda urgenza e precarietà. Attraverso la figura di Hassona, il film diventa un’immagine simbolica di resistenza e della lotta quotidiana di milioni di palestinesi. La scena finale, in cui Fatma cerca di spiegare in inglese cosa significa camminare con l’anima in mano, diventa un potente simbolo di vulnerabilità, sopravvivenza e di una identità che si vuole preservare nonostante tutto.
notizie tecniche e dettagli del film
Il film dura 113 minuti ed è diretto e prodotto da Sepideh Farsi. La pellicola è candidata come opera di forte impatto emotivo e sociale, girata nel 2024 e distribuita in sale limitate da agosto 2025.
personaggi, ospiti e membri del cast
- Sepideh Farsi
- Fatma Hassona