I 10 film più disturbanti sulla maternità tra cui die my love

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Il cinema ha spesso rappresentato le sfide e i drammi legati alla maternità, offrendo interpretazioni che spaziano dalla depressione postpartum alle aspettative sociali e alle difficoltà psicologiche delle madri. Analizzare film che affrontano questo tema permette di cogliere le sfumature di un’esperienza complessa e spesso misconosciuta, mettendo in luce le emozioni intense e le dinamiche familiari che ne derivano.

film recenti e classici sul tema della maternità e della crisi mentale

die my love (2025)

Tra le ultime produzioni, Die My Love, diretto da Lynne Ramsay, ha ricevuto riconoscimenti per la sua narrazione intensa e disturbante. La trama racconta di Grace e Jackson, che si trasferiscono in una casa di campagna appartenuta a Jackson, dove poco dopo nasce il loro primo bambino.
Il film si concentra sul vissuto di una giovane madre che sviluppa una forma grave di depressione postpartum. La mancanza di supporto nel contesto in cui si sono stabiliti contribuisce al lento crollo familiare, con Grace che manifesta i sintomi più acuti e dolorosi di questa condizione. La pellicola è stata elogiata per la sua rappresentazione di un’esperienza spesso ignorata, mentre il pubblico ha trovato il racconto complesso ma coinvolgente, grazie anche alla performance attoriale di Jennifer Lawrence.
Particolare attenzione è stata riservata alle interpretazioni di alcuni tra i più importanti personaggi, come:

  • Jennifer Lawrence
  • Jackson

grace (2009)

Il film Grace, del 2009, si distingue come un’opera di genere horror che fa immediatamente riferimento ai conflitti psichici di una madre. La protagonista, Madeline, interpretata da Jordan Ladd, si trova coinvolta in una tragica vicenda dopo il parto: un neonato che necessita di alimentarsi di sangue, simile a un vampiro.
Il racconto utilizza un canone sovrannaturale per allegoricamente evidenziare come la maternità possa divorare la donna dalla sua identità. L’ipersensibilità delle immagini e il tono disturbante mettono in luce il lato più oscuro di una condizione di depressione postnatale che si trasforma in una vera e propria invasione della psiche materna nell’orrore più cupo.

mother! (2017)

Il dramma allegorico Mother!, diretto da Darren Aronofsky, presenta un approccio peculiare alla narrazione della maternità. Jennifer Lawrence interpreta una donna nei panni di “Mother”, la cui serenità famigliare viene messa a dura prova dall’arrivo di ospiti indesiderati.
Il film descrive un’egregia metafora di come la società possa “violentare” la figura materna, assoggettandola a forze esterne e incomprensibili. Il rapporto tra Mother e il marito, interpretato da Javier Bardem, viene letto come un confronto tra il divino e la Terra, un’analogia che sottointende temi di oppressione e sacrificio.
Tra i principali attori coinvolti:

  • Jennifer Lawrence
  • Javier Bardem

a mouthful of air (2021)

Nel film A Mouthful of Air, Amanda Seyfried interpreta Julie, una madre alle prese con profonde ansie e traumi legati alla propria storia personale. Il film si apre con la protagonista che sopravvive a un tentato suicidio, proprio nel giorno del primo compleanno del figlio.
La narrazione approfondisce il tema della depressione e dell’ansia materna, attraverso un percorso di autoaffermazione e di ritorno alle radici di un passato doloroso. La pellicola, pur avendo avuto scarso riscontro commerciale, si distingue per la sua onestà nel mostrare gli effetti devastanti di una condizione psicologica complessa.

we need to talk about kevin (2011)

Il film We Need to Talk About Kevin, diretto da Lynne Ramsay, si presenta come uno dei più spietati studi sulla relazione madre-figlio. Il racconto si svolge principalmente attraverso flashback, mostrando la crescita di Kevin, interpretato da Ezra Miller, e il coinvolgimento emotivo di sua madre, Eva, interpretata da Tilda Swinton.
Il dolore di Eva si intreccia con il senso di colpa e l’incapacità di comprendere le ragioni dietro un atto così mostruoso: l’uccisione di compagni e familiari. Il film riflette su una forma di trauma endemico e sull’ambivalenza di un amore materno che non riesce a prevenire la tragedia.

hereditary (2018)

Hereditary si configura come un horror che approfondisce il dolore di una madre alle soglie della perdita. Toni Collette interpreta Annie, una donna che affronta la morte della figlia e il lento deteriorarsi della propria sanità mentale.
Il film mescola elementi di sovrannaturale con una narrazione caratterizzata da un crescendo di tensione, che porta alla scoperta di verità disturbanti e occultismo. La tragedia familiare viene elevata a una dimensione quasi apocalittica, con un’altissima valutazione critica per il suo modo di rappresentare il disfacimento psichico materno.

rosemary’s baby (1968)

Tra i classici del cinema horror dedicati alla maternità, Rosemary’s Baby di Roman Polanski si distingue come una parabola sulla perdita del controllo del proprio corpo e della propria vita. Mia Farrow interpreta Rosemary, vittima di un’intricata alleanza satanica finalizzata a concepire l’Anticristo.
Il film affronta in modo simbolico il tema del dominio sul corpo femminile, delineando una donna che si rende conto troppo tardi di essere diventata uno strumento di forze oscure. La sua scelta di mantenere il bambino, nonostante le terribili rivelazioni, sottolinea un’immagine di rassegnazione e accettazione del proprio destino di madre.

the babadook (2014)

The Babadook si presenta come un horror psicologico che si basa su una metafora potente: il dolore non elaborato di una madre asservisce sia lei che il figlio, trasformandosi in un mostro simbolico. La protagonista, interpretata da Essie Davis, si confronta con la perdita del marito e con un’entità inquietante che incarna il suo lutto.
Il film mette in evidenza come la mancata accettazione del dolore possa condurre a conseguenze psicologiche devastanti, e rappresenta una riflessione profonda sulla necessità di affrontare il trauma per poter progredire come madre e individuo.

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