7 episodi di doctor who troppo sopravvalutati rivisti
Nel panorama delle serie televisive di Doctor Who, diciamo che alcuni episodi sono diventati dei veri e propri monumenti di culto, elevati dal fandom a livelli di perfezione assoluta. Nel tentativo di analizzare criticamente alcune di queste opere, nasce l’opportunità di rivalutare alcuni episodi che, nel tempo, sono stati troppo esaltati o, al contrario, sovrastimati, fino a diventare delle vere e proprie icone della serie. Questa analisi si propone di esplorare, con senso critico, alcuni di questi episodi, evidenziando aspetti che spesso passano inosservati o vengono sottovalutati. La selezione si concentra su storie che, pur essendo amate, meritano un’osservazione più approfondita sotto il profilo qualitativo e narrativo.
la pianeta impossibile / il cratere di satana
stagione 2, episodi 8 e 9
Le storie in due parti in Doctor Who sono spesso soggette a un equilibrio delicato tra gli elementi di tensione e di risoluzione. In “La pianeta impossibile / Il cratere di Satana”, questa dinamica si manifesta con una partenza promettente, ambientando l’azione in una stazione orbitante su un pianeta alieno e introducendo gli Ood, tra le creature più affascinanti dell’universo moderno della serie. La prima parte, ricca di mistero, suspense e atmosfere horror, si distingue per capacità di catturare lo spettatore in un’ode all’ignoto.
Il problema emerge con l’arrivo della seconda parte, che fatica a mantenere il ritmo e si affloscia sotto un peso di spiegazioni che sopperiscono alla carenza di tensione, portando a una risoluzione troppo telegrapica. La rappresentazione del Mostro finale lascia l’amaro in bocca, con un design che, anche sotto gli effetti limitati dell’epoca di ripresa, risulta troppo cartoonesco e poco inquietante rispetto alle potenzialità sviluppate nella prima metà.
giorno del padre
stagione 1, episodio 8
Tra le storie più intense di Doctor Who si colloca “Giorno del Padre”, uno degli episodi che più di altri ha saputo toccare le corde emotive dello spettatore. La vicenda narra di Rose, che desidera incontrare il proprio padre attraverso il viaggio nel tempo, ma questa scelta si rivela fatale a causa di un paradosso che sconvolge il flusso temporale, insegnando che alcuni momenti sono punti fissi che non possono essere modificati.
In un contesto di show che, con l’evolversi degli anni, ha sì sfidato e modificato questa regola, “Giorno del Padre” resta comunque come esempio di narrazione indipendente e carica di pathos. La tragedia della protagonista si sviluppa su un tema universale di perdita e di limiti imposti dal destino, rendendolo uno degli episodi più memorabili della prima stagione.
riunione scolastica
stagione 2, episodio 3
School Reunion si distingue come uno dei primi esempi di ritorno alle radici nella nuova incarnazione della serie. L’episodio recupera i personaggi cari di Sarah Jane Smith e K-9, offrendo un momento di sentimento nostalgico e di riconciliazione tra passato e presente. La narrazione, nel suo tentativo di bilanciare scena di avventura e approfondimento emotivo, si fa però più debole nella seconda metà, dove i Krillitanes non risultano mai credibili come minaccia reale, e la componente di sviluppo del rapporto tra i personaggi si perde in un equilibrio che finisce per essere troppo mediato dal sentimentalismo.
Nonostante questa criticità, l’episodio ha aperto la strada a un nuovo paradigma narrativo, dove il battito della storia emerge dalla memoria collettiva della serie, anticipando idee di legacy storytelling che la serialità contemporanea ha fatto propria. Una pietra miliare, più per l’ideazione che per l’effettiva portata narrativa.
il tempo degli angeli / carne e pietra
stagione 5, episodi 4 e 5
Le storie a episodi doppi Flesh and Stone e The Time of Angels si distinguono come un esempio di progressivo svilimento nella gestione dei mostri iconici. Il ritorno delle Weeping Angels avrebbe dovuto essere un momento di massimo impatto, ma la regola semplice del loro movimento solo quando si distoglie lo sguardo si complica con poteri e capacità che moltiplicano le loro possibilità, fino a perdere il senso di paura e di sorpresa che le aveva rese un’icona.
Nella scena finale di “Flesh and Stone”, un passaggio tra il personaggio di Amy Pond e il Doctor suona come un tentativo di aggiustare un equilibrio già compromesso, ma risulta invece fuori tono, con una scena di bacio improvviso che appare forzata e incoerente, indebolendo un episodio che, nel suo insieme, avrebbe potuto mantenere la propria forza senza ricorrere a scelte narrative discutibili.
il potere del dottore
stagione 13, episodio speciale 3
Il ciclo di Doctor Who sotto la guida di Chris Chibnall e della protagonista Jodie Whittaker si presenta come uno dei periodi più controversi e oscillanti della serie. Nonostante i molti episodi che, come “Rosa” o “Demoni del Punjab”, hanno saputo offrire spunti di interesse, il finale “Il potere del Dottore” segna un.
Nel suo tentativo di omaggiare l’epopea della Whittaker, la conclusione assume toni di riconciliazione sentimentale e, al contempo, introduce un twist che sembra voler cedere alla nostalgia a discapito di un approccio narrativo coeso. La rigenerazione che riporta il personaggio su un volto noto come quello di David Tennant, più che un naturale effetto del racconto, sembra una scelta dettata da motivazioni commerciali, che rischia di svilire la narrativa complessiva tanto quanto la conclusione di un ciclo che avrebbe meritato un finale più originale e incisivo.
la moglie del dottore
stagione 6, episodio 4
“La moglie del Dottore” si riconferma come uno degli episodi più poetici e innovativi di Doctor Who. La rappresentazione della TARDIS come un’entità dotata di voce propria, attraverso il personaggio di Idris, interpretata con grande intelligenza da Suranne Jones, ha rappresentato una vera rivoluzione narrativa, offrendo allo spettatore l’opportunità di esplorare il cuore e l’anima della nave che accompagna il Dottore in ogni avventura.
Il rapporto tra il Dottore e Idris si sviluppa in modo autentico e coinvolgente, facendo di questa storia un capolavoro di scrittura. Il rischio di una troppa enfasi sulla natura simbolica del TARDIS, trasformato in più di un semplice veicolo, tende a distogliere l’attenzione dalla dinamica narrativa principale, causando qualche squilibrio in un episodio che, pur di grande qualità, risulta fuori contesto nel quadro dell’intera stagione.
blink
stagione 3, episodio 10
Senza dubbio, Blink si presenta come uno dei lavori più acclamati e iconici della serie. La sceneggiatura di Steven Moffat si distingue per la perfezione strutturale, con una gestione impeccabile del ritmo e la creazione di uno dei mostri più memorabili di Doctor Who: gli Angeli Piangenti. La performance di Carey Mulligan come Sally Sparrow, insieme alle atmosfere che rievocano The Twilight Zone, rende quest’episodio un esempio di scrittura magistrale e di regia efficace, che sfrutta al massimo i limiti di un budget contenuto per realizzare un prodotto di altissima qualità.
Il problema si manifesta nel tempo, con l’eccessiva elevazione del capitolo a punto di riferimento per le nuove generazioni di spettatori, che lo considerano come la epitome della grandeur di Doctor Who. Pur restando uno dei migliori della serie, “Blink” rappresenta anche un esempio di come si possa perdere di vista l’essenza della narrazione di un tempo, troppo spesso elevata a metafora della perfezione assoluta e, di conseguenza, distorta dal suo stesso successo.