Tokyo ghoul ha deluso dopo la stagione 2 dell’anime

Il fenomeno dell’anime ha conosciuto un periodo di grande fermento tra la metà degli anni 2010 e il 2018, caratterizzato da storie oscure, introspective e ricche di dilemmi morali. Tra le produzioni più discusse e apprezzate si distingue Tokyo Ghoul, adattamento animato del manga di Sui Ishida. Questa serie ha suscitato entusiasmo grazie alla sua narrazione intensa e alla capacità di esplorare temi come l’identità, il pregiudizio e la convivenza tra umani e creature mostruose. Le aspettative sono state in parte deluse a causa di alcune scelte narrative che hanno compromesso il potenziale originale.
tokyo ghoul: una creazione oscura in evoluzione
Fin dai primi episodi, Tokyo Ghoul si presentava come un’opera complessa e ben strutturata, capace di trasmettere le atmosfere cupe del manga. La storia segue Ken Kaneki, uno studente universitaro che diventa un ibrido tra umano e ghoul dopo un incontro fatale con una creatura predatoria. La narrazione affronta con profondità i conflitti interni del protagonista, evidenziando i temi della dualità tra umanità e bestialità.
temi principali e stile narrativo
Il manga di Ishida si distingue per la sua capacità di rappresentare ghouls non come semplici assassini ma come individui con sogni, famiglie e motivazioni proprie, spesso costretti a nascondersi dalla paura umana. La lotta tra queste due realtà è descritta attraverso personaggi complessi, ognuno dei quali vive una propria evoluzione psicologica. L’anime ha cercato di catturare questa profondità visivamente, creando atmosfere inquietanti che sottolineano il senso di oppressione e alienazione.
la prima stagione di tokyo ghoul: fedele ma imperfetta
Al debutto nel luglio 2014, la prima stagione si è distinta per aver condensato efficacemente molte delle tematiche presenti nel manga originale. Nonostante alcuni limiti nella resa narrativa — dovuti anche alle restrizioni temporali — essa riusciva a rendere bene l’atmosfera cupa ed emotivamente coinvolgente. La trasformazione tragica di Kaneki e le sue lotte interiori sono stati elementi chiave che hanno attirato l’attenzione degli spettatori.
Sebbene la conclusione della stagione avesse lasciato presagire sviluppi ancora più ambiziosi, l’attesa per la seconda parte si è rivelata deludente.
il declino iniziato con la stagione 2
La seconda stagione intitolata Tokyo Ghoul √A, trasmessa nel 2015, ha preso una direzione diametralmente opposta rispetto al materiale originale. Invece di seguire fedelmente gli eventi del manga, gli sceneggiatori hanno scelto strade alternative: molti archi narrativi sono stati abbreviati o completamente modificati. Questo approccio ha portato alla perdita della complessità dei personaggi principali.
Uno degli esempi più evidenti riguarda Hide Nagachika: nel manga il suo destino rimane ambiguo fino alla fine, mentre nell’anime viene mostrata una scena conclusiva poco convincente che priva la narrazione della sua tensione emotiva originaria.
problemi principali della seconda stagione
- Spostamenti narrativi: molti eventi cruciali sono stati omessi o alterati;
- Sviluppo dei personaggi: figure chiave come Amon Koutarou ed Eto Yoshimura sono state private della loro profondità;
- Tono generale: il passaggio da un racconto complesso a uno più superficiale ha ridotto l’impatto emotivo delle vicende;
- Mancanza di coerenza stilistica: variazioni improvvise nel ritmo narrativo hanno disorientato lo spettatore.
Tutte queste scelte hanno contribuito ad appannare i temi fondamentali dell’opera originale — ovvero quella tensione tra umanità e mostruosità — lasciando spazio a conflitti generici invece che a dilemmi morali approfonditi.
gli effetti sulla percezione della serie anime
Dopo il secondo ciclo televisivo molti fan hanno notato un calo nella qualità narrativa rispetto alla prima stagione. Le discussioni sui simbolismi si sono diradate e le interpretazioni profonde sono state sostituite da confusione o frustrazione. Le divergenze tra anime ed i fumetti originali hanno portato ad una frattura nel rapporto con il pubblico.
I tentativi successivi di recuperare terreno attraverso produzioni come Tokyo Ghoul:re, non sono riusciti a sanare completamente le ferite aperte dalla cattiva gestione delle stagioni precedenti. Il risultato finale è stato quello di perdere gran parte dell’intensità narrativa originaria — trasformando l’adattamento in una versione meno coerente rispetto all’opera cartacea.
motivi per rivalutare Tokyo Ghoul
Ponendo da parte le criticità dell’adattamento animato, resta intatto il valore artistico del manga originale scritto da Ishida. Ricco di riferimenti letterari — da Kafka a Dazai — esso approfondisce tematiche universali quali la trasformazione personale e l’alienazione sociale. Ogni personaggio svolge un ruolo fondamentale nella riflessione sull’identità umana.
una possibile rinascita attraverso un reboot fedele
- Un nuovo adattamento potrebbe ripristinare la profondità narrativa originale;
- L’utilizzo delle tecniche d’animazione moderne permetterebbe una migliore resa visiva;
- Pianificazione accurata consentirebbe uno sviluppo coerente dei personaggi;
- Sarebbe possibile rispettare integralmente i temi centrali dell’opera madre.
Nell’attuale panorama dell’animazione giapponese ci sono esempi riusciti di rivisitazioni fedeli che riescono a valorizzare opere complesse come questa; ciò fa sperare in un futuro miglioramento anche per Tokyo Ghoul.
Fino ad allora resta preferibile rivolgersi al manga originale per cogliere appieno tutte le sfumature narrative ed emozionali proposte da Ishida stesso.