Recensione 100 nights of hero: fiaba femminista sapphic dai colori vivaci che trova difficoltà nel mantenere il ritmo

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Il panorama cinematografico contemporaneo si arricchisce di opere che cercano di coniugare estetica, narrazione e valori femministi, ma non sempre riescono a raggiungere i propri obiettivi in modo convincente. Frenate tra innovazione e prevedibilità caratterizzano alcune produzioni recenti, mettendo in evidenza come, spesso, il limite risieda nella mancanza di profondità e di un reale messaggio rivoluzionario. Questo approfondimento analizza un film che, pur ispirandosi a tematiche di forte impatto sociale, si arena in una rappresentazione superficiale e stilisticamente opulenta, con un focus particolare sulla performance di Emma Corrin.

il film e il suo contesto narrativo

origine e ispirazioni

Il lungometraggio si basa su 100 Nights of Hero, un’opera di Julia Jackman che si ispira al graphic novel di Isabel Greenberg, a sua volta ispirato alla fiaba mediorientale di Le mille e una notte. La narrazione si configura come una fiaba queer immersa in un’ambientazione medievale, dotata di un forte simbolismo e di una allegoria semplice ma efficace. La produzione visiva, impreziosita dalla direzione artistica di Sofia Sacomani, si distingue per uno stile che richiama molto le atmosfere dei film di Wes Anderson, con un tocco di eccentricità e cura nel look.

performance attoriale e aspetti tecnici

Emma Corrin si distingue per una prova di recitazione elegante e controllata, che trasmette forza e compostezza. Purtroppo, nonostante l’impegno, il film non riesce ad andare oltre la superficie del suo apparato visivo e narrativo, lasciando molto a desiderare in termini di profondità dei temi trattati. La colonna sonora elettronica di Oliver Coates si fa notare per un uso troppo discordante, che distrae più che accompagnare la narrazione.

le criticità e le lacune della narrazione

assenza di distinzione e superficialità

Un elemento critico è la difficoltà di definire meglio il protagonista: il film sembra voler raccontare più storie, ma ne propone in realtà una sola, rivolta alle vicende di tre sorelle e alla loro lotta legata all’alfabetizzazione e alla libertà di espressione. La narrazione centrale si concentra su Cherry, una donna che si trova in un matrimonio infelice e costretta a sobbarcarsi a grandi pressioni sociali e minacce di morte, qualora non riuscisse a rimanere incinta entro cento giorni.

temi sociali e rappresentazione

Il film si prefigge di commentare il patriarcato oppressivo e le dinamiche di potere tra uomini e donne, ma il suo approccio si limita a rappresentazioni di superficie, senza approfondire realmente le implicazioni sociologiche. La maggior parte della vicenda si svolge tra personaggi principalmente bianchi, con pochi ruoli di rilievo per attori di colore, che vengono relegati a ruoli marginali o di sfondo. La mancanza di innovazione nel discorso sociale e la ripetitività delle tematiche riducono l’impatto rivoluzionario che si poteva aspettare dal racconto.

elementi narrativi e sviluppo della trama

Il desiderio di Jackman di creare un pensiero di rivolta attraverso la narrazione si perde in una rappresentazione che si arena in cliché e stilemi già noti, senza una vera svolta o un messaggio chiaro e incisivo. I personaggi, seppur incarnati da interpreti di talento come Emma Corrin, risultano privi di una reale evoluzione, e la tensione tra i vari temi si dissolve in scene ripetitive e montaggi confusi.

personalità e protagonisti

  • Emma Corrin come Hero
  • Maika Monroe come Cherry
  • Amir El-Masry come Jerome
  • Charli XCX come Rosa
  • Richard E. Grant come Birdman
  • Nicholas Galitzine come Manfred
  • Safia Oakley-Green come Kiddo

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