My hero academia e il suo potenziale inespresso

Nel panorama dell’anime contemporaneo, alcune serie si distinguono per il loro impatto duraturo e la capacità di ridefinire i generi. Tra queste, My Hero Academia occupa un ruolo di rilievo, consolidando la sua posizione come uno dei titoli più influenti degli ultimi anni. La serie, in produzione dal 2016, ha saputo affermarsi sia sul piano commerciale che narrativo, diventando un punto di riferimento nel mondo dello shōnen. Questo approfondimento analizza le ragioni del suo successo e le criticità che ne impediscono una perfezione totale.
my hero academia ha rivoluzionato il genere shōnen in modo tradizionale
ha rinvigorito la fiducia nel genere grazie all’introduzione di elementi occidentali
Prima di esplorare cosa avrebbe potuto essere My Hero Academia, è essenziale riconoscere il suo ruolo come opera artistica del genere shōnen. La serie si distingue per aver avuto un impatto immediato sulla scena manga fin dal suo esordio nel 2014. Per molti appassionati rappresenta la prima vera manifestazione delle caratteristiche attuali del moderno shōnen.
In un periodo in cui il genere stava perdendo appeal, My Hero Academia ha riacceso l’interesse globale verso questa tipologia narrativa, fondendo con maestria i tropes dei supereroi occidentali con le convenzioni della narrazione anime tradizionale. Dal punto di vista visivo e narrativo, la prima stagione ha portato una ventata d’aria fresca in un contesto considerato ormai stagnante.
Oltre alla sua innovazione stilistica e tematica, il vero motore del successo risiede nella profondità dei personaggi principali, caratterizzati da tratti complessi e da un’evoluzione credibile che coinvolge lo spettatore.
il protagonista e i personaggi secondari di my hero academia
Izuku Midoriya, al centro della narrazione, incarna il classico eroe in divenire: da ragazzo senza poteri a aspirante numero uno. La sua evoluzione viene presentata come esempio di ispirazione e vulnerabilità, contribuendo a rendere più autentico il racconto.
I personaggi di supporto come Bakugo, Uraraka e Todoroki non sono semplici comparse; sono figure ben definite con proprie sfide e sviluppi che si integrano perfettamente nella trama principale. I villain della serie sono stati ideati come contrappesi filosofici all’ideale eroico: Tomura Shigaraki e la League of Villains rappresentano infatti l’antitesi concettuale ai valori dei protagonisti.
Soprattutto, ciò che rende memorabile l’eredità di My Hero Academia è l’ambizione narrativa: oltre a celebrare l’eroismo, la serie mette in discussione il sistema stesso su cui si basa questa figura sociale. Il racconto affronta temi quali i costi dell’idealismo e le conseguenze delle proprie azioni con una profondità che va oltre le semplici sequenze d’azione.
le limitazioni della trama e l’impatto sui personaggi
la timeline compressa lascia molto a desiderare
Punto critico della serie riguarda la gestione temporale: nonostante gli oltre quattrocento capitoli manga e più di cento episodi distribuiti in sette stagioni, tutto si svolge nell’arco di poco più di un anno nell’universo narrativo. Questa scelta porta a una compressione degli eventi che può risultare forzata o poco credibile.
L’introduzione del Meta Liberation Army e del suo leader Re-Destro aveva promesso sviluppi narrativi più articolati; Durante l’arco narrativo dedicato agli antagonisti principali questa opportunità viene sacrificata poiché le fazioni si fondono troppo presto nel contesto della Villain Academia Arc. Di conseguenza, molte potenzialità vengono perse o ridotte a meri spunti superficiali.
Anche alcuni eventi chiave appaiono poco plausibili se analizzati nel dettaglio: ad esempio, il rapido dominio della League of Villains o la mastery improvvisa di Deku sulle sue numerose peculiarità quirk sembrano accelerazioni narrative forzate rispetto alla progressione naturale attesa.
cosa serviva a my hero academia per essere perfetta?
una tempo più lungo e un decompressione della trama
Sebbene non fosse necessario aumentare drasticamente il numero totale degli episodi o dei volumi manga, una maggiore dilatazione temporale avrebbe consentito uno sviluppo più approfondito delle vicende degli studenti di U.A., soprattutto durante i tre anni scolastici coperti dalla narrazione. L’inserimento di salti temporali più ampi o sequenze narrative meno condensate avrebbe migliorato notevolmente la qualità complessiva.
Tale strategia avrebbe permesso anche uno sviluppo più equilibrato dei personaggi secondari come Kirishima, Tokoyami o Yaoyorozu — figure fondamentali per arricchire ulteriormente l’universo narrativo senza appesantire troppo la storia principale. In definitiva, ciò che manca a My Hero Academia non sono combattimenti spettacolari o nuovi poteri ma più tempo per esplorare le conseguenze delle proprie azioni ed evolvere i personaggi in modo naturale ed esaustivo.
- Sergio Aizawa
- Katsuki Bakugo
- Todoroki Shoto
- Iida Tenya
- Momo Yaoyorozu
- Eijiro Kirishima
- Aizawa Shouta (Eraser Head)
- Deku (Izuku Midoriya)