Umiliazione in Questura: La Battaglia delle Attiviste contro il Disprezzo Sociale

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Il 13 gennaio, diversi gruppi di attivisti hanno intrapreso un’azione di disobbedienza civile a Brescia, davanti alla sede di Leonardo SPA. L’iniziativa ha avuto come obiettivo la richiesta di fine della guerra a Gaza e di cessazione delle collaborazioni tra l’azienda e il governo di Israele. Le attiviste di Ultima Generazione, Extinction Rebellion e Palestina Libera sono state successivamente condotte in questura, dove hanno denunciato situazioni degradanti.

“Ci hanno chiesto di spogliarci”: cos’è accaduto in questura

Al termine della detenzione, le attiviste hanno riportato quanto accaduto attraverso i loro canali social. Dopo oltre sette ore in questura, le 23 persone trattenute sono state rilasciate. Tra le dichiarazioni, si segnalano i racconti di donne costrette a spogliarsi e a eseguire squat, un trattamento che non sarebbe stato applicato agli uomini.

Il video e l’interrogazione parlamentare

La notizia è stata portata all’attenzione pubblica principalmente grazie a un video diffuso da una delle donne coinvolte. Contestualmente, Marco Grimaldi, parlamentare di AVS – Alleanza Verdi e Sinistra, ha sollevato la questione in ambito istituzionale esigendo spiegazioni dagli agenti riguardo alla prolungata detenzione e alle pratiche riguardanti le donne.

La risposta della questura

La Questura di Brescia ha difeso le proprie operazioni, sottolineando il rispetto dei diritti e della dignità delle persone. Quanto accaduto avvalora l’idea di un doppio standard che penalizza maggiormente le donne rispetto agli uomini nel contesto della repressione.»

Sorella io ti credo. Gli abusi di Brescia e il caso di Leonardo Caffo

La situazione evidenzia la frequente disattenzione nei confronti delle denunce femminili. Questo caso richiama alla mente le recenti controversie riguardanti Leonardo Caffo, il quale è stato invitato a partecipare a un’importante fiera letteraria malgrado in corso su di lui pesassero accuse di maltrattamenti. La risposta di chi lo ha sostenuto è stata marcata da una difesa forte, nonostante i successivi sviluppi legali.

Nella stragrande maggioranza dei casi, se una donna chiede aiuto è perché necessita realmente di quell’aiuto e se quell’aiuto non gli viene fornito, la società ne diventa complice.

Rimanere fedeli al motto “Sorella io ti credo” è fondamentale per sostenere e valorizzare le voci delle donne.

  • violenza contro le donne
  • violenza di genere

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