The Last of Us 2: segreti degli effetti speciali e sogni per la stagione 3

l’evoluzione degli effetti visivi in “the last of us” stagione 2
La produzione della seconda stagione di “The Last of Us” ha rappresentato una sfida significativa per gli effetti speciali, richiedendo un livello di dettaglio e realismo superiore rispetto alla prima. La trasposizione televisiva del celebre videogioco ha dovuto adattare scene complesse, come le battaglie contro gli infetti e le sequenze ambientali, mantenendo alta la qualità visiva e narrativa.
le difficoltà tecniche nella ricostruzione delle scene più impegnative
la sfida della luce naturale e delle grandi folle
Rispetto alle riprese notturne della prima stagione, questa volta si sono affrontate condizioni di illuminazione diurne con luci diffuse, che hanno innalzato notevolmente gli standard qualitativi. La presenza di grandi masse di personaggi digitali ha richiesto una cura particolare nella creazione di ogni singolo elemento, per evitare pattern ripetitivi e garantire un’armonia visiva.
il perfezionamento del modello del bloater
I modellisti hanno lavorato a stretto contatto con i creatori per rendere il Bloater più imponente e anatomicamente realistico. Sono stati utilizzati riferimenti provenienti da sculture di wrestler potenti, integrando dettagli come funghi (chiamati “cordyceps”) basati su fotogrammetria reale. Sono stati aggiunti elementi distintivi come genitali per aumentare il senso di naturalità del mostro.
la creazione delle orde infette: dalla performance dal vivo alla digitale
dalla scena pratica alle migliaia di creature digitali
Il processo è iniziato con circa 30-40 performer in prosthetic makeup che sono stati digitalizzati e trasformati in quasi mille entità infette. Ogni creatura è stata modellata partendo da scansioni dei stuntmen, arricchite con variazioni grazie a tecniche avanzate di texturing e animazione.
gestione delle movenze e delle differenze tra i personaggi
Sono state catturate diverse performance per evitare la monotonia nei movimenti. La sfida principale consisteva nel far sì che ogni infetto avesse un’andatura unica, rispettando dimensioni variabili da pochi centimetri a due metri. Per raggiungere questo risultato sono stati applicati sistemi di refitting dei motion capture e variazioni sui modelli base.
gli aspetti più sorprendenti dei risultati finali
I professionisti coinvolti si mostrano ancora impressionati dai risultati ottenuti. Dalla profondità dei dettagli sulla superficie dei mostri alla seamlessness delle sequenze corali digitalizzate, tutto è stato curato nei minimi particolari. Le scene dove l’effetto digitale appare invisibile al pubblico rappresentano il culmine dell’impegno tecnico.
- Nick Epstein: Supervisore effetti visivi
- Dennis Yoo: Supervisore animazioni
- wētā fx team: team specializzato negli effetti digitali avanzati