Suicidio assistito in italia possibilità e sfide: il caso kessler e il ruolo della fondazione coscioni
Il dibattito sul fine vita si riaccende ancora una volta a seguito del caso delle gemelle Kessler, figure iconiche della televisione italiana. La loro scelta di ricorrere al suicidio assistito in Germania evidenzia le profonde differenze tra le normative dei diversi Paesi europei. In questo articolo, si analizzano le caratteristiche di questa procedura, le differenze tra uno scenario più libero come quello tedesco e le limitate possibilità offerte dall’Italia. Si approfondisce inoltre il ruolo delle associazioni attive nel settore, con particolare attenzione alla posizione della Fondazione Luca Coscioni, impegnata nel promuovere un quadro normativo più chiaro e rispettoso dei diritti individuali.
il caso delle gemelle kessler e il suicide assistito in germania
Le gemelle Alice ed Ellen Kessler, rispettivamente di 89 anni, hanno scelto di ricorrere al suicidio assistito in Germania, usufruendo di una procedura resa possibile dalla sentenza della Corte costituzionale tedesca del 2020. Secondo questa, l’assistenza al suicidio non è più considerata reato se si svolge in modo libero, volontario e cosciente. La decisione delle sorelle si è concretizzata dopo anni di preparazione: entrambe erano iscritte alla Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (DGHS), organismo che sostiene questa pratica.
il procedimento in germania
In Germania, il percorso si basa su una procedura snella e rispettosa: medici e avvocati attestano la piena lucidità e la volontà autonoma delle persone interessate. Il gesto finale, l’attivazione dell’infusione del farmaco, viene sempre deciso e compiuto dalla persona stessa, garantendo così il rispetto dell’autonomia individuale. Nonostante la non punibilità, si avviano sempre indagini di rito in caso di decesso, senza che ciò comporti una contestazione sulla legittimità dell’atto.
le differenze tra italia e germania
limiti normativi italiani
In Italia, manca una normativa specifica sul fine vita, e la possibilità di ricorrere al suicidio assistito è limitata alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Questa si riferisce principalmente al caso di Dj Fabo, pseudonimo di Fabiano Antoniani, divenuto tetraplegico dopo un incidente e autore di una richiesta di eutanasia.
In base a questa sentenza, la richiesta di aiuto al suicidio può essere accettata soltanto se il soggetto è pienamente capace di intendere e volere, affetto da patologia irreversibile, e affronta sofferenze ritenute intollerabili o dipende da trattamenti di sostegno vitale. Questi criteri sono molto restrittivi, e la procedura si svolge attraverso un percorso burocratico composto da più passaggi, che coinvolge le autorità sanitarie e i comitati etici regionali.
procedure e tempi in Italia
Il percorso in Italia prevede la presentazione di richiesta alla ASL, che poi manda l’intero fascicolo a una commissione medica e al comitato etico locale. Questo iter può durare mesi, o anche più di un anno, creando condizione di attesa spesso insostenibili per chi si trova in condizioni di sofferenza avanzata. In questo quadro, molte persone non vedono realizzarsi il proprio desiderio di fine vita, morendo prima di ottenere una risposta definitiva.
il ruolo della fondazione coscioni e il dibattito pubblico
La Fondazione Luca Coscioni si distingue come ente di riferimento nel monitorare la situazione italiana sul tema del fine vita. Da anni, questa associazione segnala le lacune del sistema: l’assenza di tempi certi e la grande disuniformità tra le diverse regioni – alcune più aperte, altre più restrittive – rendono difficile l’applicazione uniforme del diritto.
Nel solo ultimo anno, sono stati autorizzati poche procedure (15 casi), con appena 10 esiti positivi. Questa cifra è ben distante dai numeri tedeschi, dove si stima che nel 2024 siano stati più di 1.200 i casi di suicidio assistito registrati. Lo scontro tra approcci regionali e nazionali resta il principale ostacolo al riconoscimento di un diritto fondamentale.
normative regionali e futuro del dibattito
Nel 2025 la Toscana e la Sardegna hanno approvato leggi regionali che regolamentano il suicidio assistito, rispettando le indicazioni della Corte costituzionale. Queste norme locali rappresentano un passo importante, ma non sostituiscono ancora una legge nazionale unitaria. La questione rimane in sospeso: il Parlamento non è ancora riuscito a garantire una riforma organica sul fine vita, lasciando spazio a un dibattito che si riaccende ad ogni nuovo caso.
conclusioni
La differenza di modelli tra Germania e Italia si traduce in un quadro normativo molto diverso: nel primo Paese, il processo è più autonomo e privato, mentre in Italia si permane in una cornice più rigida e rigorosa, riservata in prevalenza ai casi più estremi. La richiesta della Fondazione Coscioni di una maggiore trasparenza, uguaglianza e accessibilità rimane al centro del dibattito, volto a riconoscere il diritto fondamentale all’autodeterminazione in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Personalità e figure coinvolte nel panorama attuale:
- Personalità governative e rappresentanti istituzionali
- Protagonisti del dibattito etico e legale
- Attivisti e rappresentanti della fondazione Coscioni
- Familiari e testimoni dei casi di fine vita