Recensione del Remake de Il Corvo: Romantico, ma Privo di Sostanza?

La nuova versione del film “Il corvo” non è riuscita a convincere gli appassionati del cult del 1994, confermando le perplessità di molti. Nonostante l’impegno del cast e della produzione, la pellicola si rivela priva di un’identità distintiva, mancando la forza necessaria per emergere in un panorama cinematografico già segnato dall’impronta indelebile dell’originale di Alex Proyas e dalla leggendaria interpretazione di Brandon Lee. Questo tentativo di rivisitazione non raggiunge né la potenza visiva né tematica del film originale.

La trasformazione moderna di un classico

Un approccio giovane e piatto

L’intento di attrarre un pubblico più giovane trasformando “Il corvo” in una versione young adult risulta inadeguato. La colpa può essere attribuita sia all’estetica datata del regista Rupert Sanders, noto per “Biancaneve e il cacciatore” e “Ghost in the Shell”, sia a una sceneggiatura poco incisiva di Zach Baylin e William Josef Schneider. L’idea di rinvigorire storie del passato avvicinandole alle nuove generazioni non è sempre applicabile con successo. In questo caso, il tentativo di reinterpretare un’opera iconica attraverso un linguaggio contemporaneo e volti aderenti alla moda attuale non riesce a catturare lo spirito originale.

La schematica ripetizione dei temi romantici presenti nel nuovo adattamento appiattisce il suo potenziale emotivo, discostandosi dall’intensità e dal simbolismo della narrazione originale che aveva come fulcro la forza dell’amore e del desiderio di vendetta.

L’inevitabile declino

La coppia protagonista composta da Bill Skarsgard e FKA Twigs fatica a tenere il passo con il loro omologo degli anni ’90. Skarsgard, seppur abile, viene trascinato nel turbine di superficialità del film, mentre FKA Twigs non riesce a convincere con la sua performance. L’atmosfera di videoclip musicale contribuisce a far precipitare anche quei pochi elementi positivi che emergono.

Nonostante alcune scene più crude, il film resta irrimediabilmente debole rispetto al suo predecessore, condannato all’irrilevanza nel panorama pop e culturale. Come i sequel del film cult del ’94, questo adattamento è destinato a non lasciare traccia, a essere dimenticato, mentre l’originale continuerà a mantenere il suo status leggendario.


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