Realtà dure di giocare a final fantasy 7 dopo il remake e rebirth

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Il ritorno a un classico come Final Fantasy 7 può evidenziare alcune differenze rispetto alle versioni più recenti o ai remake. Questo articolo analizza le principali criticità e le caratteristiche distintive dell’originale rispetto alle sue successive reinterpretazioni, offrendo una panoramica dettagliata di aspetti tecnici, narrativi e di gameplay.

le sfide visive e artistiche del primo final fantasy 7

grafica pixelata e proporzioni poco realistiche

Le immagini dell’originale FF7 mostrano ancora oggi i limiti delle tecnologie dell’epoca. I fondali pre-renderizzati rimangono affascinanti, ma i modelli dei personaggi si presentano con una costruzione a blocchi, proporzioni strane e tessuti poco dettagliati. Questa caratteristica rende difficile l’empatia con i personaggi, specialmente da una prospettiva moderna.

All’epoca, il passaggio al 3D rappresentò un grande passo avanti per la serie, consentendo di esplorare un vasto mondo in tre dimensioni. Oggi, però, questa grafica appare datata e meno immersiva rispetto agli standard attuali.

il sistema di battaglia: tra nostalgia e modernità

l’attacco attivo (ATB) non è universale nel gradimento

L’sistema di combattimento ATB, introdotto nel primo FF7, permette una strategia approfondita grazie all’uso della Materia e delle Limit Breaks. La sua profondità ha conquistato molti fan, che apprezzano la possibilità di personalizzare le proprie squadre.

Questo approccio può risultare difficile da digerire per chi preferisce azioni più rapide o dinamiche. Le modalità di combattimento alternative proposte nei remake, basate su azione in tempo reale con meccaniche più fluide, sono spesso preferite dalla maggioranza dei giocatori moderni.

tematiche sociali ed estetica: un prodotto del suo tempo

contenuti datati e messaggi da aggiornare

L’FF7 originale rifletteva le sensibilità sociali degli anni ’90. Alcune scene mostrano atteggiamenti che oggi possono essere considerati superati o problematici. Per esempio, alcuni dialoghi contengono espressioni ableiste o stereotipi che sarebbero stati rivisti nelle versioni successive.

I remake hanno cercato di correggere queste incongruenze attraverso adattamenti più rispettosi e inclusivi. La sequenza del Honey Bee Inn ne è un esempio: pur mantenendo il tono sopra le righe, si presenta in modo più sensibile rispetto alla versione originale.

personaggi secondari: maggiore profondità nei remake

Jessie, Biggs e Wedge: troppo semplici nell’originale

Nelloriginale FF7, molti personaggi minori sono appena abbozzati. Jessie, Biggs e Wedge vengono presentati come figure funzionali alla trama senza uno sviluppo approfondito. Questa mancanza impedisce al giocatore di empatizzare con loro pienamente.

I remake hanno invece dedicato spazio alle storie personali di questi personaggi, rendendoli più umani e riconoscibili agli occhi dei giocatori moderni. Ciò contribuisce a rafforzare il coinvolgimento emotivo nella narrazione complessiva.

l’importanza crescente di Zack nella narrazione moderna

Zack come figura marginale nel gioco originale

Nellversione classica del 1997, Zack Fair appare principalmente come un ricordo o una presenza sfocata; viene visto quasi come un fantasma senza ruolo attivo nella storia principale. La sua personalità è appena accennata ed è limitato a pochi riferimenti indiretti.

I remakes hanno invece ampliato notevolmente il suo ruolo introducendo nuove scene che ne approfondiscono il carattere e la relazione con Cloud. Con l’espansione della sua figura tramite titoli come Crisis Core, Zack diventa un elemento centrale per comprendere meglio gli eventi chiave della saga.

mini-giochi: evoluzione o perdita di semplicità?

mini-giochi più elaborati nei nuovi capitoli

Mentre l’FF7 originale proponeva mini-giochi piuttosto semplicistici — come la corsa con i Chocobo o il Fort Condor — quelli presenti nei remake sono molto più sviluppati e complessi.

Poi ci sono attività secondarie che si allontanano dalla loro natura ludica semplice: ad esempio, Rebirth include mini-giochi quasi autonomi con livelli di difficoltà variabili , contribuendo ad aumentare la longevità ma anche la complessità del gameplay globale.

dialoghi ed adattamenti linguistici: dal passato al presente

traduzioni imprecise e scivoloni culturali nel passato

Nell’originale FF7 del 1997, molte scelte linguistiche risultavano affrettate o poco accurate a causa delle limitazioni tecnologiche dell’epoca. Sono presenti espressioni discutibili o traduzioni approssimative che oggi potrebbero disturbare i giocatori contemporanei.

I remakes hanno investito molto nel perfezionamento delle localizzazioni moderne — con team dedicati alla traduzione accurata — migliorando così l’esperienza linguistica senza compromettere l’essenza narrativa.

durata complessiva: quanto dura l’originale rispetto ai remake?

lunghezza ridotta dell’originale vs espansione moderna in ore di gioco

L’FF7 originale può essere completato in circa 80 ore se si mira alla sola storyline principale , mentre i capitoli della trilogia Remake richiedono oltre 260 ore per le run complete . Questa differenza deriva dall’approccio open-world molto più ampio nei remake rispetto alla mappa ridotta dell’originale PS1.

dimensione del mondo: piccolo vs enorme

una mappa compatta contro un pianeta esplorabile

Nella versione classica del 1997 lo spazio esplorabile era limitato dalle capacità tecniche dell’epoca; oggi invece il mondo aperto de Rebirth  si presenta come una vasta area che dà senso alle parole “universo” condiviso tra protagonista e ambientazione.
La percezione della posta in gioco aumenta quando si comprende quanto esteso sia realmente il pianeta rispetto alla mappa ridotta dell’originale.
Questo amplifica anche la sensazione di coinvolgimento emotivo legato ai temi apocalittici affrontati nella serie.

la rappresentazione più approfondita di Sephiroth nei remake

Sephiroth: dall’antagonista freddo a figura complessa ed empatica

Nelle versioni originali (’97), Sephiroth era percepito principalmente come un villain iconico ma distaccato.
Ne’22 in poi , grazie ai remake , ha assunto una dimensione narrativa molto più articolata.
Viene dipinto come ex-eroe disilluso dalla scoperta delle inganni della Shinra,
che si trasforma in un antagonista dai tratti quasi tragici.
Questo approccio rende il suo personaggio molto più comprensibile ed emozionante,
favorendo una maggiore connessione emotiva tra pubblico e villain.

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