Rabbia virus in 28 giorni dopo: perché un dettaglio importante non conta più

Il franchise di “28 Days Later” rappresenta una delle rivoluzioni più significative nel genere horror, in particolare nella sottocategoria degli zombie. Dal suo debutto nel 2002, questa saga ha ridefinito le dinamiche narrative e stilistiche dei film post-apocalittici, influenzando numerose produzioni successive. Con l’uscita del nuovo capitolo intitolato “28 Years Later”, il franchise si arricchisce ulteriormente, offrendo nuovi spunti e approfondimenti sulla natura dell’infezione e sui personaggi coinvolti. In questo articolo vengono analizzati i principali aspetti della saga, con particolare attenzione alle caratteristiche distintive del virus e alle variazioni apportate nelle ultime pellicole.
il comportamento dei soggetti infetti: la morte per denutrizione
l’infezione uccide
Ne “28 Days Later” non viene fornita una spiegazione dettagliata sul funzionamento dell’infezione; si sa che chi viene contagiato dal Virus della Rabbia perde progressivamente la ragione, manifestando esclusivamente un’ira cieca e omicida. Studi condotti sui soggetti infetti mostrano che questi ultimi tendono a morire di fame nel tempo, poiché l’infezione sembra portare a un indebolimento fisico progressivo.
Nel sequel meno noto “28 Weeks Later”, si chiarisce che dopo circa nove settimane dall’inizio dell’epidemia in Gran Bretagna non sono più stati avvistati infetti vivi, presumibilmente morti per fame. Questo dettaglio suggerisce che l’infezione non solo provoca un deterioramento mentale ma anche un progressivo esaurimento fisico.
In conclusione, gli infetti sembrano nutrirsi esclusivamente di esseri umani ancora sani e non contaminati, rendendo possibile l’attesa di una fine naturale dell’epidemia attraverso il consumo totale delle risorse umane disponibili.
gli effetti del virus: tra danni e mutazioni positive
il virus ha effetti oltre la ira sconfinata
Con l’evoluzione narrativa di “28 Years Later”, il virus subisce modifiche sostanziali rispetto alla sua origine ispirata al virus Ebola. Mentre nei primi film il contagio portava alla morte per deperimento o all’esaurimento fisico degli infetti, nelle ultime pellicole emerge la capacità del virus di consentire agli infettati di sopravvivere ben oltre i ventotto anni dalla prima epidemia.
Questa nuova versione permette agli infetti di alimentarsi anche con fauna selvatica o altri organismi viventi, riducendo drasticamente il rischio di estinzione della popolazione infetta stessa. La mutazione comporta inoltre che alcuni soggetti sviluppino caratteristiche particolari come quella degli “Alpha Infected”, ovvero individui con potenziamenti biologici temporanei attribuiti a uno stato alterato del virus.
Un aspetto interessante è rappresentato dal fatto che negli ultimi capitoli il contagio sembra perdere alcune delle sue funzioni distruttive iniziali, concentrandosi più sulla manipolazione genetica e sulle capacità adattative dei soggetti infettati.
una svolta nel genere horror: da apocalisse a horror post-apocalittico
l’evoluzione della narrazione e le retcon
“28 Years Later” introduce elementi innovativi rispetto ai suoi predecessori: anziché focalizzarsi esclusivamente sull’apocalisse causata dal virus della rabbia, si orienta verso un orrore post-apocalittico con ambientazioni più vaste e scenari più complessi. Questa scelta comporta anche la modifica delle dinamiche dell’infezione: invece di morire per denutrizione o esposizione all’ambiente ostile, gli infetti possono continuare a sopravvivere grazie a nuove fonti alimentari come gli animali selvatici.
Inoltre, questa evoluzione narrativa lascia aperte molte questioni irrisolte riguardo alla presenza di un possibile vaccino o ad altre forme di contenimento dell’epidemia che erano state suggerite in precedenti capitoli.
le origini del Virus della Rabbia e le modifiche apportate
l’influenza del virus Ebola su Danny Boyle e Alex Garland
Il Virus della Rabbia presentato in “28 Days Later” trae ispirazione dal virus Ebola, molto temuto negli anni in cui è stato scritto il film. La scelta di usare un agente patogeno reale come base per la narrazione nasce dall’intento di creare una minaccia credibile ed efficace senza ricorrere ai classici zombie.
Da questa influenza deriva anche l’aspetto visivo dei soggetti contagiati: occhi rossi intensi, sanguinamenti interni ed esterni e sanguinamenti vari sono elementi tipici associati al contagio.
Il graphic novel “28 Days Later: The Aftermath” conferma che il Virus era stato sviluppato come una versione ricombinante dell’Ebola progettata come inibitore della rabbia naturale.
L’evoluzione narrativa successiva ha però disatteso questa ispirazione originale: nel nuovo capitolo si assiste a una mutazione del virus capace di mantenere gli infectus vivi molto più a lungo rispetto alle prime versioni originali.
Membri principali del cast:- Cillian Murphy
- Naomie Harris
- Brendan Gleeson
- Christopher Eccleston
- Ralph Fiennes
- Jack O’Connell
- Aaron Taylor-Johnson
- Jodie Comer