Longlegs: Spiegazione del Finale Diretto da Oz Perkins – Mister Movie

Contenuti dell'articolo

Longlegs, il recentissimo thriller orrorifico diretto da Oz Perkins, culmina in una scena inquietante che immerge il pubblico in un’atmosfera di angoscia e riflessione. La narrazione, permeata da tematiche legate al satanismo e tensioni nelle relazioni familiari, analizza le manifestazioni distorte del male e la sua abilità di infiltrarsi nei rapporti affettivi più intimi.

Longlegs: il male che si annida nel tempo e nei legami affettivi

All’interno della pellicola, Lee Harker (interpretata da Maika Monroe) viene a conoscenza del legame perverso tra sua madre Ruth (Alicia Witt) e il serial killer noto come “Longlegs”, incarnato da Nicolas Cage. Nonostante l’entità malefica sembri essere stata sconfitta, l’oscurità che ha contaminato chi le sta attorno persiste.

La scoperta finale di Lee e il conflitto con Ruth

Nel punto culminante di Longlegs, Lee realizza che sua madre non è soltanto una vittima passiva, ma ha affiancato il male, servendo “Mr. Downstairs”. Questo legame, risalente all’infanzia, getta una nuova prospettiva sulla sua vita e la spinge verso un inevitabile confronto con Ruth. Lee si trova quindi di fronte a una cruciale scelta: continuare a sottomettersi a un destino avverso o spezzare definitivamente il legame con la madre. Il film si chiude con Lee che compie un gesto estremo: spara alla madre per porre fine a un ciclo malefico, consapevole che questo atto la segnerà per sempre.

Il male come eredità familiare

Perkins affronta il tema dell’eredità del male, evidenziando come le azioni di una generazione possano avere ripercussioni devastanti sulle successive. In Longlegs, il male si presenta come una presenza astratta e devastante, in grado di trasformare l’individuo in un burattino. Ruth, pur essendo convinta di poter salvare se stessa e sua figlia, finisce invece per condannarle entrambe, bloccate in un ciclo senza fine di orrori. Questa riflessione sull’autodistruzione e sulla seduzione del male si ricollega ad altre opere di Perkins, come The Blackcoat’s Daughter, dove una bambina si lascia sedurre dal diavolo come guida, attratta da un potere che non comprende appieno.

Una metafora per le lotte interiori

Perkins ha descritto il film come una metafora riguardante le difficoltà affrontate dai figli nel confrontarsi con i problemi mentali dei genitori. Lee simboleggia coloro che cercano di liberarsi da un’eredità familiare tossica, ma che inevitabilmente ne rimangono segnati. La figura del diavolo in Longlegs rappresenta non solo un’entità maligna, ma anche le forze autodistruttive e l’incapacità di molti di resistere alle proprie tendenze oscure.

Un finale privo di speranza

Longlegs lascia un senso di desolazione. Lee fugge, ma si porta dietro il fardello di aver ucciso la madre. Il male, sia esso una forza soprannaturale o un concetto generato dai desideri più oscuri, è una realtà duratura che persiste anche quando sembra essere stato sconfitto. L’oscurità ha una presa che difficilmente allenta, e una volta che entra nella vita di un individuo, lo costringe a percorrere sentieri senza ritorno.

Rispondi