Jafar Panahi torna in Iran dopo la condanna in patria e la stagione dei premi
Jafar Panahi: una figura di rilievo nel cinema iraniano sotto il segno delle contraddizioni e della resilience
Nel panorama cinematografico internazionale, il nome di Jafar Panahi si distingue per il suo straordinario contributo artistico e per la tenace volontà di continuare a realizzare opere nonostante le restrizioni imposte dal suo Paese. Dopo aver ricevuto una nuova condanna in Iran, il regista conferma la propria intenzione di fare ritorno nel suo paese una volta conclusa la campagna promozionale del suo ultimo film in vista degli Oscar. La vicenda di Panahi riflette le sfide di un cineasta che, pur essendo soggetto a limitazioni e sanzioni, continua a esercitare la propria professione con determinazione.
Il percorso e le sfide legali di Jafar Panahi
Nel passato, Panahi ha affrontato numerosi ostacoli legali, tra cui una condanna a sei anni e il divieto di fare film, accompagnato da un breve periodo di detenzione nel 2010. Nonostante ciò, ha continuato a produrre film, spesso attraverso metodi clandestini, per poi smuggliarli fuori dall’Iran. La sua attività cinematografica è stata più volte ostacolata, culminando nel 2022 con l’arresto e una detenzione di sette mesi, conclusasi con il rilascio grazie a uno sciopero della fame.
Recentemente, Panahi è stato condannato in assenza di un anno di carcere e a una multa, per presunte “attività di propaganda contro lo stato”. La notizia è stata comunicata durante la sua partecipazione al Marrakech Film Festival, dove ha dichiarato di essere impegnato da mesi nella campagna per il suo film candidato agli Oscar.
Le dichiarazioni di Panahi e il suo attaccamento all’Iran
In un discorso pronunciato in Marocco, Panahi ha ribadito il proprio attaccamento al paese, affermando di possedere un solo passaporto, quello iraniano, e di desiderare di mantenerlo. Ha spiegato di aver scelto di rimanere in Iran per poter respirare, vivere e creare, nonostante le difficoltà. La sua opinione è che i problemi del suo paese sono temporanei, come accaduto ad altri Stati nel corso della storia.
L’avvocato del regista, Mostafa Nili, ha annunciato che è in corso un ricorso contro la condanna.
Il film “It Was Just an Accident”: un riconoscimento internazionale
Il film “It Was Just an Accident” di Panahi, vincitore della Palme d’Or a Cannes, rappresenta la principale candidatura iraniana agli Oscar 2026. La pellicola, incentrata su un gruppo di ex-prigionieri politici iraniani, potrebbe contendere il premio come Best International Feature e viene considerata tra le principali favorite per la categoria, accanto a “Sentimental Value”.
Il lungometraggio, che segna un ulteriore capitolo della carriera di Panahi, narra di una realtà complessa e carica di significati politici, mantenendo fede al suo stile di denuncia sociale attraverso il cinema.
Il messaggio di Panahi ai giovani registi
Durante il festival di Marrakech, il regista ha rivolto un messaggio ai giovani cineasti, sottolineando che la scelta di perseguire ciò che si ritiene giusto nel proprio lavoro può portare a scontrarsi con i poteri costituiti. Ha dichiarato: “Se decidi di appartenere al 5% e di fare solo ciò che ritieni giusto, puoi non sottometterti a nessun potere. Ho fatto questa scelta. So che i miei film non piacciono al governo, ma questo non mi impedirà di tornare in Iran.”