Il sequel di The Babadook: la regista Jennifer Kent svela i suoi piani

il genere horror e il trauma

Negli ultimi vent’anni, il genere horror ha vissuto un’evoluzione notevole, introducendo un nuovo tipo di terrore legato ai traumi psicologici. Un’opera rappresentativa di questo cambiamento è The Babadook, realizzato nel 2014 dalla regista Jennifer Kent. Questo film ha saputo catturare l’attenzione di pubblico e critici, diventando un’allegoria del lutto e delle dinamiche familiari. La trama segue la vita di una madre, interpretata da Essie Davis, e del suo bambino, Noah Wiseman, i quali affrontano la perdita del marito e padre in un tragico incidente. La loro incapacità di elaborare il dolore si manifesta attraverso un mostro, simbolo del loro trauma irrisolto.

l’impatto di The Babadook

Con un punteggio di 96% su Rotten Tomatoes, The Babadook è entrato nella storia come uno dei film di horror più apprezzati, mantenendo viva la sua notorietà a un decennio dalla sua uscita. Per festeggiare questo importante anniversario, il film è stato recentemente presentato al Fantastic Fest di Austin, in Texas. Durante l’evento, Jennifer Kent ha affrontato la questione di un possibile seguito, spesso oggetto di discussione nelle interviste. La sua posizione è chiara e diretta:

“È solo un no deciso. Non ho alcun problema con i sequel, ma penso che in questo caso non sarebbe necessario. E penso che se un film non è necessario, perché spendere i soldi per realizzarlo?”

l’inafferrabilità del trauma

Il mondo del cinema horror comprende diversi franchise iconici come Scream e Venerdì 13, che si avvalgono della formula del sequel. Nel ramo del trauma rappresentato in film come Hereditary di Ari Aster e Us di Jordan Peele, le storie spesso risultano complete in sé stesse. L’idea di continuare la narrazione può risultare superflua, mantenendo intatta l’essenza delle opere originali. La capacità di lasciare le storie come sono e di apprezzare ciò che già offrono può essere un valore aggiunto per il pubblico.

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