Il Patriarca 2: Recensione e Rischi di un Racconto tra Passato e Futuro
La visione di Il Patriarca 2 su Canale 5 e Mediaset Infinity riporta indietro nel tempo, evocando un’epoca di serie poliziesche che mescolavano denuncia sociale e azione. La casa di produzione Taodue ha cercato di reinterpretare dinamiche familiari e morali, portando in scena la lotta contro la criminalità organizzata, morali conflitti e un contesto sociale indebitato, simile ad opere precedenti come Squadra antimafia, Rosy Abate e Le mani dentro la città.
Il riavvio della serie
In Il Patriarca 2, si esplora la figura di un villain, interpretato da Claudio Amendola, che affronta una battaglia contro l’Alzheimer, portando la narrazione su un piano più profondo e umano. Nonostante ciò, è evidente la mancanza di un’adeguata espressione narrativa di questo conflitto, relegando la serie in una cornice di déjà vu.
Limitazioni e nostalgia
La serie appare intrappolata in una formula che suscita una sensazione di ripetitività, costretta a seguire gli schemi di una produzione spagnola da cui trae spunto, riducendo la freschezza del racconto. Ci si interroga su quanto il pubblico desideri rivivere questi temi, in un contesto già familiare e contro una concorrenza agguerrita di produzioni moderne.
Una sfida per il pubblico
Di fronte a serie turche e altre offerte televisive consolidate, si pone l’interrogativo se Il Patriarca possa realmente attrarre l’attenzione e soddisfare le aspettative degli spettatori contemporanei. Non è solo il protagonista a salire a bordo di questa macchina del tempo, ma sembra ben rappresentare un’intera epoca televisiva.
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