Dying light: recensione di the beast

Nel panorama dei giochi di azione survival con elementi horror, la serie Dying Light si distingue per il suo gameplay frenetico e coinvolgente. Dopo oltre un decennio dalla sua nascita, il franchise continua a evolversi con l’ultimo capitolo intitolato Dying Light: The Beast. Questo titolo rappresenta una sorta di trequel, nato come DLC e successivamente trasformato in un’espansione stand-alone, che riporta in scena alcuni dei personaggi più amati della saga. In questo approfondimento verranno analizzati gli aspetti principali di questa nuova avventura, tra contenuti, gameplay e novità introdotte.
una creatura metà umana e metà zombie
storia di vendetta e impegno comunitario: la narrazione di Kyle Crane
Il gioco si apre con Kyle Crane, protagonista già noto ai fan della serie, che si trova in una situazione critica dopo essere stato rapito e torturato per anni dal villain chiamato The Baron. Quest’ultimo tenta di sfruttare un bioweapon per trarne profitto dalla pandemia globale di zombie. Con l’aiuto di una misteriosa scienziata, Olivia, Kyle riesce a fuggire e si reinventa come un eroe determinato a combattere contro le minacce del nuovo insediamento chiamato Castor Woods. La mappa del gioco è divisa in quattro aree principali: un quartiere industriale, un villaggio pittoresco, un parco nazionale e Old Town, quest’ultima particolarmente ricca di dettagli e sfide.
La trama centrale ruota attorno a missioni di boss fight e vendetta personale; I combattimenti con creature potenziate come la Chimera risultano spesso semplicistici. Il gioco mantiene alta l’adrenalina grazie al suo gameplay dinamico che combina scontri violenti con il parkour estremo. Le attività secondarie includono la conquista degli avamposti e puzzle legati all’arrampicata; inoltre, le interazioni con vari sopravvissuti contribuiscono a creare momenti narrativi distintivi da non rivelare.
il gameplay emergente e violento rimane il cuore dell’esperienza
Dying Light: The Beast conserva il gameplay iconico di horror urbano e parkour apprezzato dai fan della serie
Le meccaniche di movimento sono ancora più fluide rispetto ai precedenti capitoli; Kyle Crane si muove agilmente sui tetti delle strutture abbandonate, utilizzando tecniche avanzate come wall run e rotazioni rapide per sfuggire alle orde di undead. La gestione dello spazio è fondamentale durante gli scontri o le fughe notturne caratterizzate dal ciclo giorno/notte che aumenta notevolmente la difficoltà. L’introduzione del modo Beast Mode permette temporaneamente potenziamenti spettacolari ma limitati nel tempo; questa funzione funziona meglio come risorsa d’emergenza piuttosto che come elemento innovativo.
I territori esplorabili sono suddivisi tra ambienti urbani molto dettagliati — soprattutto Old Town — zone boschive poco ottimizzate graficamente ed aree isolate come ospedali psichiatrici o villaggi rurali. La presenza di veicoli motorizzati è limitata ad alcune zone specifiche; il resto del tempo si corre a piedi attraverso percorsi spesso lunghi ma meno stimolanti rispetto alla città stessa.
nuove strategie e punti salienti lontani dai checkpoint tradizionali
ritorni sgraditi del backtracking e gestione delle armi
Dopo esperienze recenti come Hollow Knight: Silksong emerge una preoccupazione condivisa riguardo alla ripetitività delle lunghe traversate senza eventi significativi. In Dying Light: The Beast molte missioni richiedono il ritorno presso punti nevralgici sparsi sulla mappa principale; spesso queste sequenze risultano lunghe senza offrire nuove opportunità o sorprese narrative. Sebbene questa scelta favorisca l’esplorazione approfondita degli ambienti — tra cui case da saccheggiare o incontri casuali — può diventare frustrante quando ci si trova ad attendere minuti interminabili in zone poco interessanti.
Dal punto di vista delle meccaniche RPG integrative, i miglioramenti nelle dotazioni equipaggiabili (come guanti o armature) apportano benefici minimi percepibili sul campo. Al contrario, le armi da fuoco continuano a rappresentare un elemento efficace grazie alle possibilità di upgrade tramite modifiche craftabili che introducono effetti elementali diversificati.
dimensione ridotta ma significativa dove conta davvero
le nuove caratteristiche di Techland offrono un gameplay zombie di alta qualità
Sebbene sia stata adottata l’eliminazione del fast travel per incentivare l’esplorazione più lenta della mappa più compatta rispetto ai capitoli precedenti, questa scelta ha comportato alcuni limiti nella varietà delle attività disponibili. La ricerca segreta o gli easter egg sono comunque presenti per chi desidera dedicarsi alla scoperta accurata degli ambienti; Lo scavo nei container può risultare meno gratificante rispetto al passato.
In modalità cooperativa il divertimento aumenta considerevolmente grazie alle missioni non canoniche fino a quattro giocatori online; parlare con altri compagni aiuta a mitigare le lunghe sessioni di backtracking pur mantenendo intatto il fascino multiplayer originale.
In conclusione, anche se alcune criticità sono evidenti — specialmente riguardo alla ripetitività delle sezioni esplorative — la qualità complessiva dell’esperienza resta elevata. La capacità reattiva del sistema combat-tecno-meccanico supporta ancora bene la narrativa pulp ricca d’azione estremamente violenta ed esagerata.