Crossbow cannibal: il caso inquietante del fan di peter sutcliffe

Il caso di Stephen Griffiths rappresenta uno dei più inquietanti nella storia criminale britannica. La sua brutalità, la freddezza e l’abilità nel creare un’immagine distorta di sé stesso lo rendono un soggetto di particolare interesse per gli studi sulla psiche criminale. Questo articolo analizza i dettagli della vicenda, dall’arresto alle motivazioni che hanno spinto Griffiths a compiere i suoi atti atroci, evidenziando anche il ruolo delle sue origini e del suo percorso psicologico.
le caratteristiche del serial killer
il profilo psicologico di stephen griffiths
Stephen Griffiths si è distinto per una personalità estremamente disturbata. Studente di criminologia con un dottorato in corso, idolatrava serial killer come Peter Sutcliffe, conosciuto come lo Yorkshire Ripper. La sua diagnosi precoce includeva un disturbo schizoid sadico e una mancanza totale di empatia. Fin dall’adolescenza manifestava comportamenti violenti e crudeli, come il lancio di ali di uccelli o torture sui propri animali domestici.
le modalità criminali e le vittime
Tra giugno 2009 e maggio 2010, Griffiths ha ucciso tre donne che lavoravano come prostitute nel Bradford. Le sue azioni comprendevano il rapimento con l’uso di un balestra nera, l’uccisione e il successivo smembramento dei corpi. In alcuni casi, si è anche verificato il cannibalismo. Le vittime sono state:
- Susan Rushworth (43 anni)
- Shelley Armitage (31 anni)
- Suzanne Blamires (36 anni)
l’arresto e la scoperta delle prove
la cattura grazie alla videosorveglianza
L’intervento decisivo è avvenuto dopo che un custode ha notato su filmati CCTV ripresi durante il fine settimana la presenza di Griffiths con Suzanne Blamires trascinata lungo il corridoio della sua abitazione in Bradford. Il personale ha consegnato immediatamente le immagini alle forze dell’ordine.
la perquisizione e l’arresto
Dopo aver analizzato le immagini, gli agenti hanno pianificato un blitz: sei ufficiali sono entrati nell’appartamento armati per neutralizzare Griffiths senza rischiare ulteriori danni alle potenziali vittime. Alla vista degli agenti, si è arreso subito, mostrando inizialmente umiltà ma poi assumendo atteggiamenti aggressivi e vanagloriosi mentre veniva ammanettato.
le scoperte shock nella casa del killer
I poliziotti hanno trovato all’interno dell’abitazione tracce olfattive di carne bruciata e prove evidenti di smembramenti nelle tubature del bagno. L’atmosfera era talmente pesante da far rabbrividire gli agenti stessi. La scena del crimine rifletteva una mente disturbata e priva di qualsiasi sentimento umano.
il personaggio dietro la maschera: creazione dell’identità falsa
Per alimentare la propria immagine oscura sui social network, Griffiths aveva ideato una personalità alternativa chiamata Ven Pariah. Si autodefiniva “un essere pseudo-umano” o “un demone”. Questa figura rappresentava la sua vera essenza nascosta dietro una maschera virtuale che voleva elevarlo oltre i limiti umani.
strategie comunicative e desiderio di notorietà
Nelle sue interazioni online usava pseudonimi come “crossbow”, “cannibale”, “vampiro” o “artista del sangue”. In alcune dichiarazioni rilasciate in sede investigativa affermava: “A volte si uccide per uccidere parte di sé”. Con questa narrativa cercava non solo di scioccare ma anche di imprimersi nella memoria futura degli studiosi criminalistici.
dettagli sul suo passato e primi segnali problematici
Sua sorella Caroline ricorda comportamenti inquietanti fin dalla giovane età: furti, torture agli animali domestici e atti violenti ripetuti nel tempo. Questi segnali indicano una grave disconnessione emotiva già presente durante l’infanzia.
dichiarazioni cliniche sulla personalità disturbata
A ventidue anni Griffiths ricevette diagnosi definitive: schizoid sadico con tratti manipolatori e senza rimorso evidente. La combinazione di queste caratteristiche lo rendeva estremamente pericoloso ed incapace di riabilitazione.
considerazioni finali sul caso
L’analisi dei comportamenti indica che Griffiths aveva sviluppato un senso narcisistico del potere attraverso le sue azioni criminali, influenzato anche dalla cultura popolare legata ai serial killer famosi come Peter Sutcliffe. La sua incapacità relazionale lo portò a scegliere vittime vulnerabili facilmente manipolabili dai suoi inganni.
Personaggi principali:
- – Stephen Griffiths
- – Suzanne Blamires (vittima)
- – Shelley Armitage (vittima)
- – Susan Rushworth (vittima)
- – Caroline (sorella)
- – Dr Nicola Davies (criminologa)
- – Damian Sharp (consigliere antiterrorismo)