Canzoni rock classiche che superano l’originale

Le cover musicali rappresentano un elemento distintivo dell’evoluzione sonora, evidenziando quanto una canzone possa essere trasformata e reinterpretata nel tempo. Spesso, artisti di generi diversi scelgono di rivisitare brani celebri per esprimere la propria personalità musicale o per rendere omaggio alle proprie influenze. Nel panorama del rock classico, alcune reinterpretazioni sono diventate vere e proprie pietre miliari, superando spesso l’originale in termini di impatto e originalità. Questo articolo analizza alcune delle cover più iconiche realizzate da artisti del rock classico, sottolineando come queste versioni abbiano saputo reinventare brani storici con grande maestria.
Le cover più significative nel rock classico
Signs dei Five Man Electrical Band (1970) – rivisitato da Tesla (1990)
Originariamente pubblicato come lato B del singolo “Hello Melinda Goodbye”, “Signs” ha raggiunto il suo massimo successo dopo essere stato riproposto come singolo principale nel 1971, arrivando al quarto posto in Canada e al terzo negli Stati Uniti. La versione originale si apre e si chiude con un breve strumentale di trenta secondi. La cover dei Tesla, inserita nell’album Five Man Acoustical Jam, si distingue per una resa live che rende immediatamente coinvolgente il brano. La versione degli statunitensi introduce anche alcune variazioni testuali, conferendo un tono più deciso e potente alla canzone.
Helter Skelter dei Beatles (1968) – interpretata da Pat Benatar (1981)
“Helter Skelter”, considerato uno dei precursori dell’heavy metal, è noto per la sua energia selvaggia e le chitarre distorte. I Beatles sperimentarono sonorità più aggressive in questa traccia, segnando una svolta nella loro evoluzione musicale. La versione di Pat Benatar si distingue per la voce rauca che cattura perfettamente il tono originale, adattandolo però allo stile rock degli anni ’80. La cantante porta in vita una rilettura intensa che mantiene intatti i dettagli fondamentali della composizione originale.
Twist and Shout degli Isley Brothers (1962) – rivisitato dai Beatles (1963)
“Twist and Shout” ha avuto numerose interpretazioni nel corso degli anni; Quella dei Beatles è riconosciuta come la più riuscita. Registrata in un’unica presa durante le sessioni del loro primo album, questa versione si caratterizza per strumenti cristallini e vocalizzi impeccabili. Il brano fu il primo singolo a entrare tra i Top 20 negli Stati Uniti per i Beatles, raggiungendo il secondo posto della classifica Billboard.
Johnny B. Goode di Chuck Berry (1958) – reinterpretato dai Judas Priest (1988)
“Johnny B. Goode”, con il suo riff di chitarra immediatamente riconoscibile e le note di pianoforte scintillanti, è uno dei simboli della storia del rock. È stato spesso citato come ispirazione fondamentale per molti artisti successivi. Judas Priest ha portato questa canzone in una dimensione più pesante negli anni ’80: la loro versione mantiene l’introduzione iconica ma aggiunge un sound più grezzo e metallico che ne rende l’interpretazione moderna senza perdere il legame con l’originale.
Cover di brani iconici: dal reggae al rock duro
I Shot The Sheriff di Bob Marley (1973) – rivisitato da Eric Clapton (1974)
“I Shot The Sheriff”, contenuto nell’album Burnin’, affronta temi sociali legati alla giustizia attraverso lo stile reggae di Bob Marley. La versione di Eric Clapton trasporta il brano in ambito soft rock: pur mantenendo alcuni elementi reggae nelle ritmiche della chitarra, riscrive completamente l’atmosfera originale rendendola accessibile a un pubblico più vasto. Questa reinterpretazione ha ottenuto successo commerciale ed è stata inserita nella Grammy Hall of Fame nel 2003.
“Lucy In The Sky With Diamonds” dei Beatles (1967) – interpretata da Elton John (1975)
L’inconfondibile traccia psichedelica dei Beatles ha ricevuto numerose cover; tra queste spicca quella di Elton John che dà nuova vita al brano con arrangiamenti al pianoforte arricchiti da fiati e strumenti orientali modificati digitalmente. La sua versione sembra quasi essere stata scritta dallo stesso Lennon: un viaggio sonoro coinvolgente che incarna lo spirito sperimentale dell’epoca.
Canzoni hard rock rivisitate dai grandi nomi del metal
Cum On Feel The Noize dei Slade (1973) – reinterpretata dai Quiet Riot (1983)
“Cum On Feel The Noize” segnò subito un record nei UK charts grazie alla sua energia esplosiva; i Quiet Riot portarono questa hit nel mercato americano con una veste heavy metal ancora più aggressiva ed energica rispetto all’originale britannico. Riuscirono a conquistare posizioni alte nelle classifiche statunitensi grazie a questa potente rivisitazione.
Smokin’ In The Boys Room dei Brownsville Station (1973) – portata al successo dai Mötley Crüe (1985)
Nell’ambito del punk e hard rock degli anni ’80, Mötley Crüe hanno dato nuova vita a questo brano parlando delle avventure studentesche proibite con uno stile molto grintoso e diretto. La loro versione ha scalato le classifiche americane raggiungendo il sedicesimo posto sulla Billboard Hot 100 ed è diventata uno dei simboli del glam metal degli anni ’80.
Membri principali coinvolti nelle cover illustrate:
- Tesla;
- Pat Benatar;
- The Beatles;
- The Isley Brothers;
- Bob Marley;
- Eron John;
- Judas Priest;
- Quiet Riot;
- Mötley Crüe;
- The Wailers;
- The Temptations;
- The Rolling Stones;
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