Album rock classico imperdibili delle migliori band

Nel panorama della musica rock, anche le band più iconiche possono inciampare in produzioni discografiche che risultano deludenti o addirittura dannose per la loro carriera. Alcuni album, infatti, si distinguono come esempi di fallimenti artistici clamorosi, lasciando un segno negativo nella storia musicale. Di seguito vengono analizzati dieci casi emblematici di dischi considerati tra i peggiori realizzati da grandi gruppi del rock classico.
le produzioni discografiche più discutibili di band leggendarie
self-portrait (1970) – bob dylan
Il doppio album Self-Portrait rappresenta il progetto meno convincente di Bob Dylan, nonostante non sia il suo lavoro più brutto in assoluto. Pubblicato dopo alcuni successi nel folk-rock, si presenta come un miscuglio di brani originali, cover e tradizionali, creando confusione tra i fan e i critici. L’album sembra più un esperimento che una vera espressione artistica, lasciando l’impressione di un’opera poco curata e priva di coerenza.
other voices (1971) – the doors
Dopo la scomparsa di Jim Morrison nel 1971, gli The Doors tentarono di proseguire con l’album Other Voices. La mancanza della carisma del frontman si fa sentire fortemente: il disco risulta essere privo della vivacità e della scrittura che avevano contraddistinto le opere precedenti del gruppo. Risulta quindi un lavoro privo di sostanza e senza una direzione chiara.
mardi gras (1972) – credence clearwater revival
L’album Mardi Gras, ultimo dei CCR con John Fogerty alla guida, segna una svolta negativa rispetto ai lavori passati. La decisione del frontman di affidarsi maggiormente ai contributi degli altri membri ha portato a un prodotto poco coeso e spesso dimenticabile. Tra le poche eccezioni ci sono brani come “Someday Never Comes” e “Sweet Hitch-Hiker”, ma il resto dell’album si distingue per la sua mediocrità complessiva.
presence (1976) – led zeppelin
Dopo il grande successo con Physical Graffiti, Led Zeppelin pubblicò Presence, album caratterizzato da una produzione frettolosa e da una mancanza di ispirazione evidente. Le circostanze legate all’incidente di Robert Plant influenzarono negativamente il risultato finale, che appare privo delle dinamiche e delle variazioni tonali tipiche della band.
brothers of the road (1981) – allman brothers band
Dopo anni di successi nel southern rock, gli Allman Brothers Band arrivarono a pubblicare BROTHERS OF THE ROAD, disco segnato da scelte artistiche discutibili e da un suono troppo orientato al pop commerciale. L’assenza della scintilla creativa tipica dei primi lavori contribuì al declino del gruppo.
hot space (1982) – queen
Nell’inizio degli anni ’80 Queen sperimentò con generi diversi come funk e disco nel tentativo di rimanere al passo con i tempi. Il risultato fu un album confuso dal punto di vista stilistico: Hot Space . La mancanza di coesione musicale portò a uno scarso riscontro sia in termini commerciali che critici, segnando anche la fine delle tournée negli Stati Uniti per la band.
give my regards to broad street (1984) – paul mccartney
L’album soundtrack del film omonimo rappresenta uno dei capitoli meno riusciti nella carriera solista di Paul McCartney. Con poche eccezioni come “No More Lonely Nights”, tutto il resto si rivela poco memorabile o inutile sotto ogni punto di vista. La riproposizione delle vecchie canzoni senza novità apparenti contribuisce ad aumentare la sensazione di nostalgia vuota.
You’re gettin’ even while I’m gettin’ odd (1984) – the j. geils band
I cambiamenti stilistici verso sonorità pop hanno portato questa formazione a perdere identità artistica definitiva. Il disco mostra poca attenzione alla qualità compositiva ed è dominato da produzioni superficiali e senza spunti memorabili. Si tratta dell’ultimo capitolo discografico prima dello scioglimento ufficiale del gruppo.
cut the crap (1985) – the clash
L’ultimo lavoro dei The Clash si distingue per l’abbandono totale delle sperimentazioni musicali in favore di un punk lineare ma senza mordente:“This Is England”, l’unico brano degno nota rimane isolato in un contesto generale mediocre. L’album segna anche la fine definitiva della formazione originale del gruppo.
high on the hog (1996) – the band
Dopo anni difficili, la reunion de I The Band nel ’90s culminò con questo album che evidenziò chiaramente la perdita dell’alchimia originaria: molti brani risultano privi d’interesse o troppo sfruttati dal punto vista nostalgico.
Il risultato finale dimostra quanto possa essere difficile ricreare lo spirito autentico quando mancano elementi fondamentali come Robbie Robertson o Richard Manuel.
- – Bob Dylan
- – The Doors
- – Creedence Clearwater Revival
- – Led Zeppelin
- – Allman Brothers Band
- – Queen
- – Paul McCartney
- – The J. Geils Band
- – The Clash
- – The Band