Serie horror imperdibile per i fan di The Blair Witch Project

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l’evoluzione del found footage: dal successo di “the blair witch project” alle nuove frontiere del genere

Il cinema horror ha subito una svolta significativa con l’uscita di The Blair Witch Project nel 1999, film che ha rivoluzionato le tecniche narrative e promozionali attraverso un approccio innovativo. La pellicola si distingue per aver convinto il pubblico che gli eventi narrati fossero realmente accaduti, grazie a un marketing virale efficace, all’estetica da documentario amatoriale e a un’atmosfera inquietante ambientata nei boschi. Questa formula ha influenzato numerosi registi, anche se non tutti sono riusciti a replicarne il successo.

la rinascita del found footage con “creep”

il film e la sua genesi

Tra i pochi esempi che sono riusciti a reinventare il genere found footage, si colloca Creep, diretto da Patrick Brice e interpretato da Mark Duplass. Uscito nel 2014, il film narra la vicenda di un filmmaker incaricato di realizzare un video destinato al figlio di un uomo eccentrico, Josef. Dietro l’apparente innocenza si cela una figura disturbata capace di manipolare e minacciare le sue vittime.

l’evoluzione in “the creep tapes”

L’enorme successo di Creep ha portato alla creazione della serie The Creep Tapes, distribuita esclusivamente su Shudder. Questa produzione adotta uno stile documentaristico simile al film originale ma si sviluppa come una raccolta di episodi autoconclusivi, ciascuno rappresentante un “tag” diverso orchestrato da Peachfuzz per attirare e uccidere le sue vittime. La caratteristica distintiva? Tutte le storie sembrano vere, grazie a una narrazione priva di effetti speciali o musica forzata, puntando invece su silenzi inquietanti e sguardi ambigui che aumentano la tensione progressivamente.

mark duplass e la trasformazione del personaggio peachfuzz

le interpretazioni grottesche e inquietanti

Nella serie The Creep Tapes, Mark Duplass ritorna nel ruolo di Peachfuzz, assumendo ogni volta sembianze diverse per ingannare le sue vittime: interpreta figure come un pastore, un attore in cerca di lavoro o un birdwatcher. Le sue interpretazioni oscillano tra grottesco e tragicomico, rendendo ogni episodio unico ma sempre intriso dello stesso senso di malessere. Dietro questa maschera mutevole si cela uno psicopatico metodico, narcisista e imprevedibile.

sistema narrativo ed elementi distintivi della serie

Ciascun episodio segue uno schema preciso: Peachfuzz contatta la vittima con pretesti professionali o personali, questa accetta l’invito senza sospettare il vero pericolo in agguato. Il crescendo psicologico si sviluppa lentamente, senza effetti spettacolari ma con una tensione palpabile che culmina in finali spesso brutali ma mai gratuiti.

“brad” e l’intensità dell’episodio più riuscito

Spoilerando uno dei momenti più intensi della serie, emerge quello intitolato “Brad”. In questo episodio Peachfuzz si presenta come undocumentarista specializzato in true crime. Invita un fan a collaborare con lui ma comincia a manipolarlo attraverso racconti ambigui e provocazioni mentali. La tensione cresce fino a far dubitare lo spettatore sulla reale natura dell’intera situazione: se si tratta di una genialità narrativa o della trappola finale.

differenze rispetto a “the blair witch project” e il nuovo volto dell’orrore psicologico

A differenza de “The Blair Witch Project”, dove il male era nascosto nei boschi ed invisibile agli occhi dello spettatore,“The Creep Tapes”:
– Il pericolo è sempre visibile
– Peachfuzz è presente fisicamente
– Ogni gesto o parola racchiude qualcosa di profondamente disturbante
Questa consapevolezza rende la serie ancora più angosciante poiché lo spettatore sa che il male è lì davanti ai suoi occhi ma non conosce quando esploderà.

L’importanza dell’archivio delle videocassette nella narrazione seriale

I contenuti mostrati alla fine del primo film trovano pieno sviluppo nella serie: ciascun episodio appare come testimonianza di piani già visti o vissuti ma mai identici. Si tratta della banalità del male ripetuta nel tempo, archiviata in modo freddo ed efficace come forma d’intrattenimento per chi ha il coraggio di affrontarla.
Lo stile minimalista dimostra che l’orrore più potente non necessita di sangue o creature sovrannaturali; basta una videocamera puntata su ambientazioni isolate e sul volto enigmatico del killer che parla “troppo piano”. Questa paura sottile si insinua nello spettatore lasciandolo con dubbi persistenti anche dopo la conclusione degli episodi.

“the creep tapes”: tra realtà distorta ed emozioni profonde

Puntando sull’efficacia dell’approccio meno spettacolare possibile, la serie mostra come l’orrore possa essere veicolato attraverso semplici strumenti come videocamere domestiche. Lo scenario diventa universale: case isolate, persone comuni coinvolte inconsapevolmente in giochi mortali. La vera forza risiede nel fatto che ciò che spaventa non è solo ciò che viene mostrato ma ciò che viene immaginato nello spettatore stesso.
In definitiva, mentre “The Blair Witch Project” aveva reso palpabile l’invisibile male dei boschi oscuri,“The Creep Tapes”:
– Mostra un male concreto
– Ha volto e nome
– Si nasconde dietro una maschera da lupo.

Fonte: riviste specializzate del settore cinematografico.
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