Recensione di Youth: Homecoming – Quando Troppo È Davvero Troppo?

La valutazione di Youth: Homecoming è influenzata dalla percezione dell’importanza dell’impegno sociale e artistico. Coloro che attribuiscono un forte valore a questa dimensione potrebbero apprezzare il film di Wang Bing, il quale ha impiegato cinque anni per raccogliere testimonianze autentiche sulla vita di giovani e meno giovani nell’industria tessile cinese. Salvaguardando il costo del lavoro a basso prezzo, viene messo in risalto lo sfruttamento che alimenta le dinamiche del mercato globale. Al contrario, chi ritiene che il fine non possa giustificare i mezzi troverà nel film elementi di discussione, nonostante la sua capacità di illustrare tematiche importanti.

un linguaggio cinematografico contemplativo

Il film si sviluppa attraverso un linguaggio di cinema contemplativo, seguendo vari gruppi di lavoratori dal contesto urbano, come Shanghai, ai piccoli centri dove risiedono le loro famiglie, in occasione del Capodanno. Le scene sono ricche di momenti significativi: dal lavoro nelle fabbriche tessili a pranzi condivisi, da momenti romantici a giochi di carte tra amici, fino alla lunga ripresa di un matrimonio e delle celebrazioni di Capodanno con festeggiamenti e fuochi d’artificio. La regia non apporta alcun elemento di manipolazione o interferenza, presentando la realtà così come si svolge, senza l’uso di tecniche cinematografiche come musica o montaggio.

scelte artistiche e conseguenze

La scelta di un approccio così pure sembra guidata dal desiderio di informare, cercando di raggiungere un “grado zero” della narrazione, in modo da non distorcere la realtà. Sorgono interrogativi sulla validità di una rappresentazione autentica se questa non riesce a trasmettere un messaggio chiaro e fruibile. Se lo scopo è informativo, perché non rendere più accessibile una realtà così arduamente catturata? D’altra parte, esiste il rischio che una ricerca di autenticità possa compromettere l’efficacia del messaggio che si intende comunicate.