Zodiac killer project recensione: l’arte della subversione del true crime di Charlie Shackleton
il film Zodiac Killer Project: un’esplorazione critica e autobiografica
Il regista e artista Charlie Shackleton si distingue nel panorama cinematografico sperimentale per la sua capacità di trasformare opere e progetti in riflessioni profonde sulla narrazione, sul genere e sulla stessa natura del cinema. In questa analisi, si approfondisce il suo ultimo lavoro, Zodiac Killer Project, un documentario che mette in discussione le pratiche del true crime, la percezione del genere e il ruolo dell’artista nel processo creativo.
il contesto e la genesi del progetto
il controverso progetto originario
Shackleton aveva inizialmente pianificato di adattare The Zodiac Killer Cover-Up: The Silenced Badge, scritto dall’ex ufficiale di polizia Lyndon E. Lafferty. Questo libro si concentrava sulle indagini di Lafferty sul caso del serial killer Zodiac, ritenuto uno dei motivi irrisolti più noti negli Stati Uniti. Il diritto di sfruttamento sulla famiglia dell’autore fu revocato, interrompendo i piani di produzione e lasciando il regista senza la possibilità di realizzare il progetto originario.
la realizzazione come atto di rivendicazione e critica
Il filmmaker ha scelto di reinvenire questa interdizione, realizzando Zodiac Killer Project come un’opera che parte da un’auto-riflessione, diventando un vero e proprio atto di ripresa e critica del genere. Attraverso immagini statiche di Vallejo, città in cui si svolsero molti degli episodi del killer, Shackleton narra in prima persona i suoi piani e le eventuali soluzioni sfuggite, danzando tra memoria, desiderio artistico e autocommento.
temi e stile narrativo del film
approccio essayistico e autocritico
Il film si sviluppa con immagini semplici e uno stile di narrazione vivamente personale. La voce fuori campo di Shackleton, calda e coinvolgente, descrive dettagliatamente le ipotesi che aveva(-ha) immaginato, nel modo in cui avrebbe voluto interpretare il caso. Il regista si diverte a ridere dell’assurdità della propria impresa, sottolineando con ironia la propria consapevolezza di essere intrappolato in un gioco di specchi critici.
critica alla rappresentazione del vero-crimine
Il film critica la diffusione e l’evoluzione del genere del true crime, mettendo in discussione la sua stessa utilità e moralità. Attraverso un’analisi delle troppe convenzioni e dei cliché iconici del genere — come le inquadrature in cross-section — Shackleton invita a riflettere sull’etica del racconto criminale e sulla spettacolarizzazione di storie traumatiche.
il gioco tra realtà e finzione
Con una narrazione che si rivolge sia all’intelletto che all’affettività, Shackleton crea un parallelo tra il passato e il presente, tra ciò che avrebbe potuto essere e ciò che si è concretizzato. La sua analisi si estende alle riprese statiche e ai toni della narrazione, conferendo al documentario un carattere metalinguistico e autoriale. Un esempio potente è la narrazione del tentativo dell’ufficiale Lafferty di ottenere le impronte digitali di Tucker, che rafforza il senso di perdita e di occasione sfuggita.
caratteristiche principali e novità
Il lungometraggio dura circa 92 minuti, ed è diretto da Charlie Shackleton, con la produzione di Catherine Bray. La sua uscita è prevista per il 27 gennaio 2025, con anteprime a New York, Los Angeles e nel Regno Unito. Si segnala inoltre come opera che combina elementi di film critico, riflessione autoriale e documentario.
personaggi, ospiti e membri del cast
- Charlie Shackleton (regista e narratore)
- Catherine Bray (produttrice)