Io sono un grande fan dello show the office e perché dovresti guardare il suo spin-off controverso
L’attesa per lo spin-off “The Paper” ha inizialmente suscitato scetticismo tra i fan di “The Office”. La sua annunciata uscita, a più di un decennio dalla conclusione della serie originale, era percepita come un’operazione commerciale di puro sfruttamento del brand. Tuttavia, la produzione ha saputo dimostrare anche ai più diffidenti di possedere una propria identità, riuscendo a conquistare pubblico e critica. In questa analisi si esploreranno le caratteristiche distintive di “The Paper”, il suo rapporto con il mondo di “The Office” e il suo legame con il genere del mockumentary.
il paper non è una copia dell’office
una serie indipendente che conserva lo spirito di “The Office”
Ciò che differenzia “The Paper” è la sua capacità di proporre un proprio stile e una narrazione originale, senza cadere nel facile richiamo alla serie madre. Anche se ambientata nello stesso universo, la storia si svolge in una piccola città di Toledo, lontano da Scranton e dai personaggi che hanno reso iconica la serie originale. Il protagonista Ned (interpretato da Domhnall Gleeson) condivide alcuni tratti di optimismo caotico simile a quello di Michael Scott, ma si tratta di un carattere che riflette le difficoltà di una professione in crisi, più che un puro plagio del personaggio di Dunder Mifflin. Al suo fianco, Mare (interpretata da Chelsea Frei) condivide un’evoluzione sentimentale che si discosta dalla dinamica Jim-Pam, portando freschezza e deepness alla narrazione.
Inoltre, “The Paper” si concentra sul mondo dell’editoria cartacea in un’epoca dominata dal digitale, abbracciando temi come integrità professionale e nostalgia. La serie mostra come valori come onestà, ambizione e passione possano stillare in un contesto che andrebbe altrimenti dimenticato, senza ricorrere a stereotipi o a citazioni didascaliche dall’universo di “The Office”.
le allusioni a “the office” sono limitate
la nostalgia come ornamento, non come protagonista
Il regista Greg Daniels ha scelto di inserire riferimenti a “The Office” con moderazione. La prima puntata si apre con un accenno alla sede di Scranton, ormai trasformata in una clinica di chirurgia laser, creando un collegamento sottile e intelligente. La vera primizia si manifesta nel cameo di Bob Vance (interpretato da Robert R. Shafer), che menziona in modo autoironico il rifiuto di Phyllis di trasferirsi a Toledo, mettendo sul tavolo un clevèr easter egg. Questi richiami sono molto calibrati e sostenuti da un atteggiamento di rispetto verso la serie originale, evitando di diventare ricorsi frequenti o forzati.
Tra i pochissimi ritorni, spicca Oscar Nunez, che interpreta sè stesso e funziona da ponte tra le due produzioni. Il suo ruolo serve a rafforzare l’idea che “The Paper” costruisca una propria identità, basata sulla evoluzione di una narrazione sensa eccessi nostalgici. Dimostra che una serie può omaggiare il passato senza esserne schiava, dando dignità e profondità al nuovo universo narrativo.
la serie si inserisce nel filone dei mockumentary
personaggi e stile che richiamano altri grandi mockumentary
“The Paper” si sviluppa come un esempio di evoluzione della branca del mockumentary, condividendo mode e linguaggi con produzioni come “Parks and Recreation” e “Abbott Elementary”. I personaggi di Ken (Tim Key), con un livello di “delusione professionale”, e Esmeralda (Sabrina Impacciatore), con uno stile pungente e narcisistico, sono spinti da dinamiche che richiamano la comicità di queste serie, ma con un proprio background. Adam (Alex Adelman), invece, incarna il classico «simpatico idiota», confermando quanto il genere abbia affinità con il humor di personaggi come Andy Dwyer di Parks and Recreation.
Il risultato è una narrazione che non copia, ma si ispira e continua in modo naturale l’eredità di un genere in piena maturazione, in grado di offrire storie più genuine e più sincere rispetto al passato.
il rispetto verso i fan e il rischio di fidarsi
una serie che conquista la fiducia adattando l’eredità a un nuovo pubblico
Fin dai primi episodi, “The Paper” si presenta come un prodotto consapevole delle attese del pubblico. Nel pilot, Oscar commenta sarcasticamente: “Non di nuovo. Non voglio più vedere questa roba”, riflettendo lo scetticismo che molti avevano alla sua annunciazione. Con il procedere della prima stagione, L’atteggiamento si trasforma: i personaggi si aprono e diventano più coinvolgenti, dimostrando che il rispetto per l’universo di “The Office” non si basa su un’autoaffermazione di forza, ma su un lavoro di particolare delicatezza e cura.
La serie dimostra che l’affetto e la fedeltà vanno meritate, non date per scontate. Attraverso un racconto autentico e senza forzature, “The Paper” si conferma come un esempio di come un spin-off possa costruire un nuovo mondo, senza tralasciare la propria origine e senza deludere le aspettative.
- Domhnall Gleeson nel ruolo di Ned Sampson
- Chelsea Frei come Mare
- Sabrina Impacciatore nei panni di Esmeralda Grand
- Alex Adelman quale Adam
- Tim Key in veste di Ken
- Oscar Nunez, cameo e ponte tra le due serie