Spiegazione del Finale de Il Buco 2: Il Regista Svela Tutti i Segreti


Il nuovo capitolo della saga de Il buco 2 ha suscitato un ampio dibattito riguardo ai significati sottesi delle sue sequenze più controverse. Il regista Galder Gaztelu-Urrutia ha recentemente fornito alcune chiarificazioni su tali aspetti, arricchendo ulteriormente la visione del pubblico su questa opera cinematografica.

A distanza di quattro anni dal precedente film, Il buco 2 ha attirato l’interesse degli spettatori su Netflix, riportandoli nella distopica prigione verticale. Questa nuova pellicola funge da sorta di prequel al film del 2019, esplorando le stesse dinamiche oppressive di una struttura carceraria dove una piattaforma di cibo scende quotidianamente da un piano all’altro.

Il funzionamento del carcere si basa sulla disponibilità di cibo per ogni livello, ma questo principio, apparentemente equo, perde rapidamente efficacia. I prigionieri non si limitano a richiedere il cibo di cui hanno bisogno, creando di fatto una competizione per le risorse.

Un elemento innovativo è rappresentato dal rigoroso sistema stabilito dai detenuti: è permesso mangiare solo il cibo di propria pertinenza, mentre le violazioni di questa regola comportano penalità.

Il film invita a una riflessione sulla distribuzione della ricchezza, un tema costante nella filmografia di Gaztelu-Urrutia. In una recente intervista, il regista ha dichiarato:

«In ogni ambito della vita, più possiedi e più sei in alto, più responsabilità hai. Chi non possiede niente non può realmente influenzare nulla. Questo film invita a riflettere sulla distribuzione della ricchezza. Che cosa fareste se foste al livello 4? E se foste al 104? I film devono stimolare domande, non solo offrire risposte».

Particolare attenzione è stata dedicata al finale del film, volutamente ambiguo e aperto a molteplici interpretazioni. Gaztelu-Urrutia ha affermato:

«Non è rilevante cosa penso io, ma cosa pensa il pubblico. Il film è stato concepito per avviare un dibattito. Non vogliamo impartire lezioni, ma semplicemente mettere in discussione certe idee attraverso una narrazione satirica».

Un passaggio cruciale è la scena in cui la protagonista Perempuán decide di salvare un bambino inviato al livello 333, considerato il più drammatico della struttura:
«Questo livello simboleggia l’immaginario. Perempuán e Zamiatin hanno un dibattito significativo: mentre lui sostiene che l’immaginario sia superfluo, lei vi si aggrappa come elemento di sanità mentale. Qui, in una società non verticale, può emergere una vera solidarietà».

Le osservazioni del regista offrono una nuova chiave di lettura per comprendere la complessità di Il buco 2, richiedendo al pubblico di esaminare il proprio punto di vista e le proprie reazioni.


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