Controverso show di Netflix rinnovato tre volte: la mia sorpresa otto anni dopo

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Le produzioni televisive dedicate agli adolescenti spesso generano discussioni accese, specialmente quando affrontano temi delicati come il disagio mentale, il bullismo e l’autolesionismo. Tra queste, una delle serie più controverse degli ultimi anni è 13 Reasons Why, trasmessa da Netflix e tratta dal romanzo di Jay Asher. La serie ha suscitato un ampio dibattito pubblico per la sua rappresentazione di questioni sensibili, alternando momenti di grande impatto a scelte narrative che hanno alimentato polemiche e critiche. Di seguito si analizzano le principali controversie legate alla produzione, i motivi della sua longevità e le ragioni del suo calo di popolarità.

perché 13 reasons why ha creato tanta polemica

una serie tv di quattro stagioni su Netflix

La serie si focalizza sulla tragica vicenda di Hannah Baker (interpretata da Katherine Langford), la quale si suicida lasciando dietro di sé delle audiocassette in cui spiega le motivazioni che l’hanno portata a questa scelta. Nonostante l’intento di rappresentare con realismo le difficoltà degli adolescenti, 13 Reasons Why ha spesso mostrato scene estremamente cruente e dettagliate, suscitando indignazione tra pubblico e critica.

Il successo iniziale ha portato Netflix a rinnovare la produzione fino al 2020, coprendo quattro stagioni complessive. Questa decisione è stata motivata anche dalla volontà della piattaforma di capitalizzare sull’onda mediatica generata dai primi episodi, nonostante le numerose critiche ricevute.

le recensioni e l’impatto della serie sulle tematiche sensibili

le problematiche rappresentazioni della violenza e dello stupro

Uno dei punti più discussi riguarda la gestione delle scene di violenza sessuale e il modo in cui lo show ha humanizzato gli aggressori. La narrazione ha talvolta minimizzato o romanticizzato comportamenti gravemente dannosi, creando un effetto ambivalente tra chi vedeva nella serie uno strumento per sensibilizzare sui problemi adolescenziali e chi invece riteneva che potesse contribuire a normalizzare certi atteggiamenti.

In particolare, la scena del suicidio di Hannah è stata oggetto di molte polemiche: alcuni critici hanno sottolineato come la rappresentazione grafica abbia rischiato di essere troppo esplicita ed emotivamente disturbante. Dopo le proteste pubbliche, Netflix ha deciso successivamente di rimuovere o modificare alcune sequenze più dure.

Dopo il primo ciclo narrativo, sono state sollevate preoccupazioni circa il fatto che lo show potesse alimentare comportamenti autolesionisti tra i giovani spettatori. La responsabilità dell’emittente nel presentare tali tematiche senza adeguata contestualizzazione è stata al centro del dibattito pubblico.

l’evoluzione delle percezioni e il declino della popolarità

il calo delle recensioni dopo la prima stagione

Dopo un’accoglienza inizialmente positiva con un punteggio del 77% su Rotten Tomatoes tra i critici e dell’80% tra gli spettatori, 13 Reasons Why ha subito un drastico peggioramento nelle valutazioni con l’arrivo delle stagioni successive. Le recensioni negative sono aumentate progressivamente: dalla seconda stagione in poi si sono attestati rispettivamente al 28%, 11% e 25% per i giudizi dei critici; anche il gradimento del pubblico è diminuito notevolmente.

L’allungamento artificiale del racconto oltre i confini originali del libro, scritto da Asher solo per una singola opera narrativa, ha contribuito a rendere meno credibile lo sviluppo della storia. L’espansione dei personaggi secondari e le trame aggiuntive hanno spesso evidenziato una mancanza di coerenza narrativa.

Il risultato finale è stato un progresso verso storie meno autentiche ed emotivamente coinvolgenti rispetto alla prima stagione:

  • Sviluppo poco convincente dei personaggi;
  • Sovraesposizione di temi dolorosi senza adeguata riflessione;
  • Crescente sensazione che lo show stesse sfruttando traumatiche esperienze personali per mantenere alta l’attenzione.

perché la serie tv ha fatto fatica a mantenere la sua originalità

la scarso materiale di base e le difficoltà nel continuare la storia

L’unico libro scritto da Jay Asher aveva concluso in modo naturale con il suicidio di Hannah Baker; questo limite narrativo si traduceva in una fine coerente con l’opera originale. Quando Netflix ha deciso di proseguire oltre questa conclusione naturale, lo sviluppo delle trame secondarie si è dimostrato forzato ed incoerente con gli eventi principali.

Nessuna estensione narrativa poteva sostituire efficacemente l’impatto emotivo dell’atto finale originale: ciò ha portato ad episodi caratterizzati da storie meno coinvolgenti o addirittura superflue rispetto all’intento iniziale dello show.

In assenza di nuove fonti letterarie o materiali narrativi ufficiali più approfonditi, 13 Reasons Why ha sofferto molto nel mantenere alta l’attenzione del pubblico durante le ultime stagioni.

Nell’ottica commerciale, questa strategia si è rivelata poco efficace: molte persone hanno preferito dimenticare gli ultimi capitoli della saga piuttosto che affrontarli criticamente oppure discuterne apertamente.

Personaggi principali presenti nello show:

  • Hannah Baker – interpretata da Katherine Langford;
  • Bryce Walker – interpretato da Justin Prentice;
  • Zach Dempsey – interpretato da Devin Druid;
  • Tony Padilla – interpretato da Christian Navarro;
  • Create altri personaggi rilevanti nei vari cicli narrativi;

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