Storia del suono: recensione del film con paul mescal

Il cinema contemporaneo si confronta con tematiche profonde legate alla percezione del suono e alle emozioni che esso può trasmettere. Recentemente, un film che affronta questi aspetti è stato presentato in concorso a Cannes 78: si tratta di The History of Sound, opera diretta da Oliver Hermanus. Questa pellicola esplora la relazione tra musica, voce e sentimenti attraverso un racconto che attraversa diversi periodi storici e geografie. L’analisi di questa produzione evidenzia come il film tenti di catturare l’essenza del suono come elemento invisibile ma tangibile, capace di coinvolgere le sfere più intime dell’animo umano.
l’evoluzione storica del suono negli Stati Uniti
Il film trae ispirazione da un racconto breve di Ben Shattuck, autore anche della sceneggiatura. La narrazione segue il percorso di due giovani uomini impegnati nel recupero delle tradizioni musicali folk americane. Lionel, originario del Kentucky e cresciuto tra le canzoni popolari tramandate dal padre, nel 1917 si trasferisce al Conservatorio di Boston per studiare musica. In quegli anni, conosce David, brillante compositore. Con l’imminente guerra mondiale, David parte per il fronte e i due si rincontrano nel 1920 per intraprendere un viaggio attraverso boschi e isole del Maine con l’obiettivo di registrare le canzoni tradizionali a rischio scomparsa.
La narrazione si sviluppa lungo un arco temporale che copre dal 1917 agli anni ’80, attraversando gli Stati Uniti – dal New England all’area rurale – fino a spingersi in Europa: Oxford, Italia e Lake District inglese. Si tratta di un percorso quasi da road movie storico, con una struttura narrativa semplice che punta a una fruizione immediata. Questa semplicità Limita la profondità emotiva e rischia di creare distanza tra lo spettatore e i personaggi.
la mancanza di empatia nella love story centrale
The History of Sound si basa su uno stile narrativo caratterizzato da continui spostamenti temporali e spaziali sostenuti da un voice-over insistente che spiega gli eventi sullo schermo. Questo meccanismo riduce la capacità del film di coinvolgere emotivamente lo spettatore, creando un senso di distacco rispetto alla storia d’amore rappresentata.
Nonostante la presenza di attori molto promettenti come Paul Mescal e Josh O’Connor, la relazione tra i personaggi appare priva di reale attrazione o romanticismo. La scena non riesce a comunicare con efficacia le emozioni sottese ai protagonisti, rendendo tutto troppo freddo ed impersonale.
interpreti sottoutilizzati e narrazione poco incisiva
Parecchie potenzialità vengono disperse in una narrazione faticosa: Lionel interpretato da Paul Mescal mostra le sue qualità attoriali senza riuscire ad esprimere appieno l’intenso conflitto interiore che il personaggio vive. La mancanza di momenti significativi dedicati all’esplorazione dei sentimenti tramite la musica rende il personaggio meno autentico.
L’esito finale si traduce in un climax estremamente didascalico e verboso, privo della naturalezza emotiva che ci si aspetterebbe da una storia centrata sulla musica e sui sentimenti umani. La scelta degli interpreti avrebbe potuto favorire una comunicazione più spontanea dei sentimenti se fosse stata accompagnata da una regia più sensibile al linguaggio corporeo.
valutazione complessiva del film
Sommario:
The History of Sound propone premesse poetiche interessanti ma fallisce nel trasmettere sensualità ed empatia adeguate alla tematica musicale trattata. La freddezza narrativa ne limita l’impatto emotivo, risultando meno coinvolgente rispetto alle aspettative create dai suoi elementi stilistici e interpretativi.
personaggi principali presenti nel cast
- Pablo Mescal
- Josh O’Connor