Sound of falling: recensione del film di mascha schilinsky a cannes 78

Il cinema contemporaneo continua a esplorare le profondità dell’animo umano e le complesse relazioni tra passato e presente, spesso attraverso opere che sfidano le convenzioni narrative tradizionali. Tra queste, il film Sound of Falling, diretto dalla regista tedesca Mascha Schilinsky, si distingue per la sua capacità di creare un’atmosfera sospesa tra sogno e trauma. Presentato in concorso alla 78ª edizione del festival di Cannes, questo lungometraggio offre una riflessione intensa sul dolore intergenerazionale e sulla percezione della realtà attraverso molteplici prospettive.
una narrazione atmosferica e multisfaccettata
un’opera che dipinge un quadro di memorie spettrali
Dopo il suo precedente lavoro Dark Blue Girl (2017), in cui si narrava la lotta di una bambina per riconquistare l’amore paterno, Schilinsky sceglie con Sound of Falling di non seguire una trama lineare. L’obiettivo è invece quello di evocare uno stato d’animo caratterizzato da un’atmosfera sospesa tra sogno e ricordo doloroso. Il film si articola attraverso quattro figure femminili che rappresentano diverse epoche storiche: Alma, bambina anteguerra; Erika, durante gli anni ’40; Angelika, negli anni ’70 e ’80 nella DDR; e Lenka, nel presente.
Sono tutte protagoniste di un percorso che attraversa momenti di lutto, tensione e desiderio di comprensione, immersi in ambientazioni che cambiano nel tempo ma condividono un senso comune di perdita.
tematiche profonde e domande esistenziali
tra morte, felicità apparente e identità nascosta
L’opera si sofferma su temi come il desiderio di morire per conoscere fino in fondo sé stessi, la finzione della felicità mascherata dalle apparenze sociali e la ricerca del senso dell’identità personale. Le protagoniste si confrontano con interrogativi fondamentali: quanto si può fingere senza essere scoperti? È possibile trasformare ciò che è brutto in qualcosa di bello semplicemente guardandolo al contrario? Queste riflessioni portano a una consapevolezza difficile da dimenticare, quella del proprio continuo ri-definirsi al limite tra vita e morte.
una narrativa complessa ed enigmatica
una struttura narrativa che invita alla riflessione
Sound of Falling utilizza una narrazione frammentata fatta di simboli e immagini evocative più che di trame lineari. La regista costruisce un tessuto narrativo fatto di più punti di vista – alcuni riconoscibili, altri più ambigui – creando così un’esperienza sensoriale coinvolgente ma anche sfidante. Tra questi spiccano elementi come arti mancanti, desiderio di interpretare gli altri per comprenderli davvero o contatti con l’acqua come simbolo di passaggio tra mondi diversi.
sogni infranti o voli verso l’ignoto?
I segreti nascosti nelle connessioni invisibili delle protagoniste
Nella dimensione silenziosa della morte, le quattro figure principali scoprono connessioni inattese: un legame sottile che sembra trascendere i confini temporali. Alma, Erika, Angelika e Lenka sembrano destinate a scomparire o dissolversi in modi misteriosi; nel loro viaggio emerge il tema della non appartenenza a un luogo preciso ma a un “altrove” condiviso. Sound of Falling rappresenta così una ghost story atipica ambientata lungo il fiume che divide Est da Ovest della Germania, simbolo delle divisioni storiche ma anche delle connessioni profonde tra passato e futuro.
Sommario:
L’opera si presenta come uno spettacolo ipnotico ed evocativo che rifiuta la narrazione convenzionale per immergere lo spettatore in un viaggio oltre i confini dello spazio-tempo. Attraverso simbolismi intensi e domande esistenziali universali invita ad esplorare ciò che rimane invisibile agli occhi ma palpabile nell’anima.
- – Regista: Mascha Schilinsky