Sirât: scopri la recensione del film di Oliver Laxe

Il panorama cinematografico internazionale continua a sorprendere con opere che uniscono forte impatto visivo e profondità tematica. Tra le produzioni più innovative degli ultimi tempi si distingue il film di Oliver Laxe, regista franco-spagnolo noto per la sua capacità di creare narrazioni intense e cariche di significato. Presentato in concorso al Festival di Cannes, questo lungometraggio si distingue per la sua natura altamente poetica e politica, offrendo uno sguardo originale sul nostro presente attraverso un racconto che fonde elementi di road movie, distopia e riflessione esistenziale.
un viaggio desertico tra tensione e introspezione
la trama: ricerca tra rave e conflitti sociali
La narrazione segue Luìs (Sergi Lopez) e il figlio Esteban (Bruno Núñez Arjona), impegnati nella ricerca della giovane figlia Mar, scomparsa da cinque mesi. La loro indagine li conduce nel deserto marocchino, teatro di rave party clandestini. Questi eventi richiamano atmosfere simili a quelle del film Climax, diretto da Gaspar Noè, grazie alle riprese che catturano i partecipanti dei rave in scene quasi ipnotiche. Durante l’estrazione dal deserto, i protagonisti assistono all’intervento delle forze dell’ordine che dichiarano lo stato d’emergenza, ordinando a tutti di evacuare immediatamente. La guerra scoppiata in modo improvviso nel cuore della notte introduce una dimensione incerta sulla posizione dei personaggi rispetto alla crisi sociale: sono semplici fuggitivi o rifugiati? L’assenza di dettagli ufficiali lascia spazio a molteplici interpretazioni.
l’incontro con i raver e la trasformazione personale
Poco dopo, gli individui incontrati nel rave – definiti come “bizzarri” – decidono di proseguire nel deserto per raggiungere una festa più avanti. Il gruppo suggerisce all’uomo — padre di famiglia — che per seguirli dovrà adattarsi alle dure condizioni del territorio arido. Nonostante la riluttanza iniziale, gli eventi tragici che si susseguono costringeranno il protagonista ad accettare un nuovo modo di vivere, condividendo risorse e affrontando insieme le sfide del deserto. Questa esperienza segnerà un cambiamento radicale nella percezione della propria identità familiare e delle modalità di sopravvivenza.
simbologia e significato del titolo: il viaggio come metafora
il senso profondo di sirât
Il titolo “Sirât”, tradotto come “ponte” o “via”, richiama nella cultura islamica il percorso simbolico che collega l’inferno al paradiso. Il film apre con una didascalia esplicativa su questo termine prima ancora che appaia sullo schermo: solo dopo circa venti minuti si rivela effettivamente il suo significato visivo attraverso immagini potenti in cui veicoli motorizzati attraversano paesaggi desertici infuocati.
L’opera rappresenta quindi un vero e proprio viaggio, un cammino spirituale ed esistenziale tra spazi aridi e disorientanti. I personaggi sono interpretati da attori non professionisti provenienti dalla controcultura, creando così una rappresentazione autentica dell’indeterminatezza umana in contesti estremi.
ambientazione: tra realismo sensoriale e poesia visiva
L’ambientazione desertica assume un ruolo centrale come spazio simbolico dove tutto sembra essere già giunto al limite della fine. Le immagini suggestive mostrano un mondo post-apocalittico sotto forma di Mad Max sotto acidi, immerso in suoni assordanti ma anche silenzi profondi. Attraverso questa ambientazione Laxe invita lo spettatore a riflettere su una possibile nuova modalità di esistenza basata su un rapporto più autentico con la natura.
una narrazione sospesa tra thriller e meditazione sull’esistenza
Laxe dimostra grande abilità nel combinare tensione narrativa con momenti contemplativi. La pellicola costruisce un’atmosfera carica di suspense quasi insostenibile, sottolineando il senso delicato del passaggio rappresentato dal “sirât”. Con rumori assordanti dei veicoli sostituiti gradualmente dal silenzio assoluto, il film induce a una profonda riflessione sulla fragilità dell’esistenza umana in scenari estremi.
“Sirât” ci invita così ad assumere nuove prospettive sulla vita, evidenziando come spesso tutto sia già finito — basta solo imparare a danzare tra le sue rovine.
Sintesi critica
Sommario:
“Sirât”, opera firma del regista Oliver Laxe, si presenta come un’esperienza potente ed evocativa che trasforma un semplice road movie nel cuore del deserto marocchino in una vera immersione tra distopia e rinascita spirituale. Un film capace di mescolare tensione narrativa intensa con realismo sensoriale unico nel suo genere, sfidando le convenzioni cinematografiche attraverso una poesia visiva coinvolgente.
- Richard Bellamy
- Stefania Gadda
- Joshua Liam Henderson
- Tonin Janvier
- Jade Oukid