Rosario recensione: un horror intrigante che non sfrutta a pieno le sue potenzialità

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analisi critica di “Rosario”: un film horror che non sfrutta appieno il suo potenziale

Il genere horror si distingue per la capacità di sorprendere e spaventare, ma trovare pellicole realmente inquietanti rimane una sfida rara. Nonostante le molte produzioni a basso o alto budget, la vera paura richiede abilità e creatività. Questo articolo analizza il film “Rosario”, diretto da Felipe Vargas, evidenziando pregi e difetti di una pellicola che si presenta con un’idea interessante ma poco sviluppata.

la premessa del film e le sue potenzialità

una storia che parte da un’ambientazione familiare

Il racconto inizia nel 1999, con Rosario (interpretata da Emeraude Toubia), giovane protagonista durante la sua prima comunione in un appartamento di Brooklyn. La famiglia immigrata, composta da madre Elena (Diana Lein), padre Oscar (José Zúñiga) e nonna Griselda (Constanza Gutierrez), viene presentata con caratteristiche distintive: la madre è malata e severa, mentre la nonna si mostra ambigua e praticante di Palo, una religione afro-cubana sconosciuta ai più. La narrazione si sposta poi al presente, dove Rosario ha raggiunto successo nel settore finanziario, ignorando le chiamate della nonna deceduta.

sviluppo della trama e elementi sovrannaturali

l’inizio dell’incubo

Dopo aver ricevuto notizie sulla morte della nonna Griselda, Rosario si trova coinvolta in eventi strani: la voce della defunta che le parla al telefono, visioni disturbanti della madre scomparsa e segni misteriosi sull’appartamento. La scoperta di oggetti nascosti dalla nonna fa emergere un elemento soprannaturale che incombe sulla protagonista. Il film si svolge all’interno di un edificio isolato a causa di una tempesta di neve, creando l’ambiente perfetto per un crescendo di tensione.

valutazione dell’esecuzione narrativa

punti deboli nella costruzione della trama

“Rosario” presenta una premessa promettente ma soffre in fase di sviluppo narrativo. La sceneggiatura appare povera di invenzioni originali; i collegamenti tra gli eventi risultano spesso prevedibili o ridicoli. Il regista Vargas tenta di creare suspense indirizzando lo spettatore verso vari sospetti senza convincere pienamente. I personaggi secondari come il portiere ed il vicino sono poco credibili come minacce reali, mentre alcune conclusioni sono troppo ovvie o forzate.

l’unico elemento innovativo del film

il concetto interessante ma poco sfruttato

L’unico aspetto degno di nota riguarda un’idea originale inserita nell’ultimo atto: il passato familiare di Rosario legato alle pratiche religiose della nonna. Questa componente offre uno spunto potente per approfondimenti psicologici e soprannaturali, ma viene trattata superficialmente. Il film si limita a mostrare alcune scene disturbanti legate alla figura materna e alla ritualità religiosa senza svilupparle adeguatamente.

ispirazioni visive e influenze cinematografiche

le somiglianze con i lavori di Sam Raimi

“Rosario” trae ispirazione dai film del regista Sam Raimi, specialmente nelle sequenze più raccapriccianti caratterizzate da dettagli disgustosi ed effetti pratici efficaci. Le scene più intense sono quelle ambientate nell’appartamento o nelle visioni distorte della protagonista. L’omaggio rischia di risultare fine a sé stesso: Raimi ha sempre puntato sull’innovazione continua nei suoi horror, cosa che manca completamente in questa produzione.

conclusioni sulla qualità complessiva del film

Sebbene alcuni momenti mostrino una buona cura estetica e alcune idee interessanti emergano nel finale, “Rosario” risulta essere un’opera troppo discontinua e poco coerente con il suo tema principale. L’eccessiva fiducia nei cliché e la scarsa profondità narrativa impediscono al film di lasciare un’impressione duratura. Si tratta quindi di una pellicola che poteva essere molto diversa se avesse investito maggiormente nello sviluppo delle sue intuizioni originali.

I principali protagonisti:
  • Emeraude Toubia come Rosario
  • Diana Lein come Elena
  • José Zúñiga come Oscar
  • Constanza Gutierrez come Griselda
  • Paul Ben-Victor nel ruolo del portiere/superintendent
  • David Dastmalchian come vicino sospetto
Punti forti:
  • L’efficacia degli effetti pratici nelle scene più disturbanti;
  • L’idea originale inserita nell’ultimo atto;
  • L’atmosfera inquietante creata dall’ambiente chiuso.
Punti deboli:
  • Narrativa povera d’invenzione;
  • Sviluppo superficiale delle tematiche sovrannaturali;
  • Poca coerenza nella costruzione dei personaggi;
  • Eccessivo affidamento sui clichè tradizionali del genere horror.

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