Rage virus e l’eredità di 28 anni: come il film critica il presente del 2025

Il ritorno della saga post-apocalittica, intitolato 28 Years Later, rappresenta un atteso riapprodo nel mondo creato da Alex Garland e diretto da Danny Boyle. Dopo 17 anni dall’ultimo capitolo, 28 Weeks Later, questa nuova produzione suscita grande interesse tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, grazie a un cast di alto livello e a una narrazione che approfondisce le dinamiche del virus Rage in un contesto completamente rinnovato.
l’evoluzione della trama e il contesto post-apocalittico
una società completamente ricostruita
28 Years Later si distingue per la rappresentazione di una società post-apocalittica ormai stabilizzata, contrariamente alle precedenti storie incentrate sulla ricerca di un modo per tornare al mondo pre-virus. La narrazione esplora questa realtà attraverso le vicende di Spike, un adolescente con una visione del mondo molto particolare. Secondo l’attore Alfie Williams, la sua umanità deriva dal suo spirito di meraviglia infantile, ancora vivo perché protetto dalla vita isolata che ha condotto.
Inoltre, il film mette in evidenza la paura di perdere i tratti umani fondamentali, anche in un ambiente così devastato: “È la paura di non voler diventare un assassino spietato. Vuole mantenere una parte dell’umanità”, afferma Williams.
il ruolo centrale dei personaggi madre-figlio
Isla e Spike: protagonisti chiave nella narrazione
Nella pellicola emerge con forza il rapporto tra Isla, interpretata da Jodie Comer, e suo figlio Spike. La madre si trova in uno stato di vulnerabilità a causa di una malattia misteriosa e debilitante. Sotto questa condizione fragile si cela un fuoco interiore: “Penso ci sia molta rabbia dentro di lei“, commenta l’attrice.
Comer sottolinea come Isla sia stata confinata ed isolata troppo a lungo, portando a una frustrazione profonda che le impedisce di essere presente come vorrebbe per il figlio. La complessità emotiva del personaggio rende questa figura molto più sfaccettata rispetto alla semplice vittima.
la natura del virus Rage e la sua rappresentazione nel film
“questi non sono mostri”: il significato dietro i mostri della saga
I film della serie vengono spesso etichettati come zombie-movie; Danny Boyle ha sempre voluto trasmettere un messaggio più profondo. Egli afferma che i soggetti infetti non sono veri mostri ma riflessi delle parti oscure presenti in ogni individuo: “Questi non sono mostri: è qualcosa che risiede dentro ognuno di noi ed è capace di emergere.”
Sempre secondo Boyle: “Anche personaggi come Isla mostrano momenti in cui il virus si manifesta interiormente. È qualcosa condiviso universalmente anziché creature provenienti dallo spazio o reanimati.” Questa visione apre uno sguardo più consapevole sulle paure collettive trasmesse dal virus Rage.
L’approccio narrativo e stilistico di Alex Garland dopo il successo come regista
“Darei piena libertà a Danny”
Dopo aver scritto 28 Days Later, Alex Garland ha maturato una carriera da regista riconosciuta per opere visivamente impattanti come Ex Machina. Quando gli viene chiesto se questa esperienza abbia modificato la sua concezione dello scrivere sceneggiature, egli risponde che sì: “[Ora] comprendo meglio cosa fa realmente un regista mentre lavora sul set”.
Nell’ambito del suo approccio creativo, Garland ricorda quanto fosse difficile capire i limiti spaziali durante le riprese del primo film: “Non avevo chiara la percezione degli spazi; ora invece so dove finiscono”. Per questo motivo ha deciso di affidarsi completamente alla direzione altrui senza interferire troppo nel processo creativo durante le riprese future.
L’esperienza accumulata lo ha portato a dare maggiore spazio ai registi con cui collabora nei progetti successivi.
Tutti gli attori principali coinvolti nel progetto includono:
- Aaron Taylor-Johnson (Kick-Ass, Bullet Train)
- Jodie Comer (Killing Eve)
- Alfie Williams (His Dark Materials)
- Ralph Fiennes (Conclave)
- Jack O’Connell (Rogue Heroes)
Il film è previsto nelle sale italiane dal 20 giugno 2025 e promette di offrire uno sguardo inquietante ma profondamente riflessivo su temi quali umanità, sopravvivenza e natura intrinseca dell’essere umano.