Perché danny boyle ha rifiutato di dirigere il seguito di alien 27 anni dopo

Il mondo del cinema di genere horror e science fiction è caratterizzato da scelte di registi che, spesso, influenzano profondamente l’andamento delle saghe e delle serie cinematografiche. Un esempio emblematico riguarda Danny Boyle, regista britannico noto per aver rivoluzionato il panorama con opere come 28 Days Later. La sua carriera si intreccia anche con grandi franchise come quella di Alien, anche se in modo non convenzionale. Questo approfondimento analizza le ragioni dietro la decisione di Boyle di rifiutare la direzione di Alien: Resurrection, e le conseguenze che questa scelta ha avuto sull’evoluzione della saga.
il rifiuto di danny Boyle di dirigere alien: resurrection
una proposta arrivata in fase avanzata del progetto
Nel corso della prima fase degli anni ’90, Danny Boyle ricevette un’offerta per dirigere il quarto capitolo della celebre saga Alien. L’incarico gli venne proposto quando il regista aveva appena ottenuto riconoscimenti internazionali grazie al successo di Trainspotting. Nonostante l’interesse iniziale, Boyle decise di declinare l’offerta prima ancora dell’inizio delle riprese. La ragione principale risiedeva nelle sue riserve riguardo all’utilizzo degli effetti generati al computer (CGI) necessari per quel film.
le motivazioni del rifiuto e le prime riflessioni sulla carriera
Danny Boyle spiegò che incontrò personaggi chiave come Sigourney Weaver e Winona Ryder, confermando la serietà dell’incarico. Sentiva che il suo stile non si adattava alle esigenze tecniche del progetto, soprattutto nell’ambito degli effetti speciali digitali emergenti a quei tempi. La sua scelta fu quindi quella di preferire altri progetti rispetto a un film con effetti visivi ancora in fase embrionale. Optò così per realizzare A Life Less Ordinary, un’opera meno fortunata al botteghino ma significativa nel suo percorso creativo.
le conseguenze della decisione su Alien: Resurrection
un risultato controverso e i suoi impatti sulla saga
Alien: Resurrection, diretto da Jean-Pierre Jeunet, rappresenta uno dei capitoli più discussi della serie. Pur avendo coinvolto Sigourney Weaver e Winona Ryder, il film ricevette recensioni miste e un insoddisfacente rendimento al box office. Con una valutazione del 55% su Rotten Tomatoes e un incasso poco superiore ai 160 milioni di dollari, questo episodio segnò la fine ufficiale della narrazione originale con l’ultima apparizione dell’iconica Ellen Ripley.
L’eredità negativa e le ripercussioni sulla serie originale
- Svantaggi critici: considerato tra i meno riusciti dell’intera saga.
- Basso incasso: risultato che contribuì alla sospensione temporanea del franchise.
- Eredità artistica: rappresenta comunque un tentativo interessante sotto la guida di Jeunet, anche se non riuscì a soddisfare le aspettative dei fan.
dopo la rinuncia: lo sviluppo successivo nella carriera di Boyle
Dopo aver rifiutato il progetto Alien: Resurrection, Danny Boyle affrontò periodi complessi caratterizzati da successi alterni. Le sue opere successive come The Beach, pur non brillando al botteghino, permisero comunque incontri significativi con talenti quali Alex Garland. La collaborazione portò alla realizzazione di 28 Days Later, che segnò una svolta importante nella sua carriera verso riconoscimenti internazionali culminati con il premio Oscar come miglior regista per Slumdog Millionaire.
differenze tra lo stile di Boyle e Jeunet nel mondo alieno
Mentre Jeunet adottò uno stile onirico e ricco di atmosfere surreali in Alien: Resurrection em>, Boyle si mostrò più interessato a mantenere un equilibrio tra effetti visivi innovativi ed elementi grounded (realistici). Questa differenza stilistica evidenzia come una scelta registica possa influenzare profondamente l’identità narrativa della saga.
Membri del cast coinvolti inAlien Resurrection: em>- Sigourney Weaver – Ellen Ripley
- Winona Ryder – Annalee Call
- Date Carter – Call
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li >Danny Boyle
- Sigourney Weaver
- Winona Ryder
- Jean-Pierre Jeunet
- Joss Whedon