Orto americano film di Pupi Avati: recensione e curiosità

Il regista Pupi Avati torna a esplorare il genere horror gotico con la sua nuova opera, L’orto americano, ispirata all’omonimo romanzo da lui stesso scritto. Questo film si distingue per la ricchezza di riferimenti letterari e cinematografici, creando un’atmosfera che oscilla tra memoria storica e inquietudine.

trama di L’orto americano

La narrazione ruota attorno a un giovane aspirante scrittore bolognese, interpretato da Filippo Scotti, il quale, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sviluppa una profonda attrazione per una giovane infermiera americana conosciuta in un barbiere. Questo incontro fugace scaturisce in un’ossessione amorosa che lo conduce fino in Iowa, dove si trasferisce per completare il suo romanzo. Nelle vicinanze della casa della ragazza, scopre un misterioso orto abbandonato contenente una teca di vetro con i genitali di una donna e una citazione enigmatica del poeta greco Bacchilide. Da quel momento, il protagonista viene coinvolto in un inquietante mistero che lo costringerà a tornare in Italia, dove l’orrore troverà compimento.

  • Filippo Scotti – protagonista
  • Francesca De Martini – co-protagonista
  • Roberto De Francesco – attore secondario
  • Mario Bava – riferimento stilistico
  • Carl Theodor Dreyer – riferimento stilistico

bianco e nero: estetica e narrazione

Pupi Avati adotta audacemente il bianco e nero come scelta visiva principale, conferendo al film un’estetica espressionista e sospesa nel tempo. Le atmosfere oniriche sono arricchite da un uso sapiente delle ombre e delle inquadrature che richiamano i maestri del gotico. Questa decisione non solo serve il racconto ma rappresenta anche una volontà sperimentale da parte del regista. La fotografia diventa cruciale nel potenziare il senso di straniamento e tensione narrativa, evidenziando il contrasto tra lirismo e brutalità.

L’orto americano affronta tematiche metaforiche legate alla discesa nel lato oscuro dell’animo umano, richiamando elementi della tradizione dantesca. Il protagonista vive uno scontro continuo tra amore idealizzato e cruda realtà della morte, spaziando tra contesti culturali diversi come il Midwest americano e la Bassa Padana. Questo equilibrio tra opposti rende la narrazione avvincente ed emozionante.

Con L’orto americano, Pupi Avati dimostra ancora una volta l’importanza di raccontare l’inspiegabile attraverso una pellicola che si colloca tra le sue opere più significative. Si tratta di un’esperienza cinematografica che naviga fra sogno e allucinazione, lasciando nell’animo degli spettatori un segno indelebile.

L’orto americano
Sommario:

Un’esperienza cinematografica sospesa tra sogno e allucinazione che lascia un’impronta duratura nel cuore degli spettatori.

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