Nosferatu: Bill Skarsgård rivela i segreti del finale girato in ben 30 ciak
La realizzazione del finale di Nosferatu ha presentato numerose sfide per l’attore Bill Skarsgård, che interpreta il celebre conte Orlok nell’adattamento di Robert Eggers. Questo film ripropone con intensità l’ossessione del vampiro per la giovane Ellen, interpretata da Lily-Rose Depp. La pellicola ha ricevuto ampi consensi dalla critica e sta riscontrando un significativo successo al botteghino, avendo già incassato oltre 56 milioni di dollari a livello globale, consolidandosi come uno dei titoli horror di punta del 2024.
Le difficoltà sul set
In un’intervista a CinemaBlend, Skarsgård ha delineato le complicazioni incontrate durante le riprese del finale. L’attore ha descritto l’arduo processo di utilizzare protesi di lattice per caratterizzare il suo personaggio, il che ha comportato una notevole fatica fisica. In particolare, la scena conclusiva ha richiesto 30 riprese, portando Skarsgård a sentirsi esausto, in quanto il sudore non riusciva a evaporare a causa del trucco e ha causato la formazione di una grande bolla sul suo stomaco.
Questi aspetti hanno reso il lavoro sul set particolarmente impegnativo, con il risultato che la scena finale è divenuta un vero e proprio “pasticcio cruento”, in cui si mescolavano sangue finto, sudore e saliva.
Il significato del finale di Nosferatu
Il finale di Nosferatu è un climax di intensità, in cui il conte Orlok si avvicina a casa di Ellen per un ultimo atto. In un momento carico di violenza e passione, Orlok la trattiene e si nutre del suo sangue. La dinamica di questa scena è accentuata dal fatto che, nonostante Ellen sembri cedere, è lei a provocare la fine del vampiro attirandolo nella sua dimora poco prima dell’alba. La luce del sole produce l’effetto fatale che vanifica il potere di Orlok.
Questa sequenza finale è ricca di emozione e sottolinea le difficoltà tecniche legate all’uso di protesi e effetti pratici. In confronto, il film originale del 1922, sempre intitolato Nosferatu, presentava una scena simile, ma priva della medesima forza espressiva e delle risorse tecnologiche che caratterizzano l’opera di Eggers.