Jaws: come il genio di spielberg ha trasformato un romanzo in un capolavoro horror

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Il film di Steven Spielberg “Jaws”, uscito nel 1975, rappresenta un punto di svolta nel cinema di paura e ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo. Celebrando il suo cinquantesimo anniversario, si analizzano le caratteristiche che hanno reso questa pellicola un capolavoro intramontabile, confrontandola con le successive produzioni dedicate agli squali e valutando le innovazioni narrative e tecniche apportate dal regista. La storia si svolge nella cittadina balneare di Amity Island, in New England, e narra le vicende del capo della polizia locale Martin Brody, interpretato da Roy Scheider, alle prese con una serie di attacchi da parte di uno squalo bianco che minaccia la sicurezza dei cittadini e dei turisti.

le differenze tra il romanzo di benchley e il film

le modifiche che migliorano la narrazione cinematografica

Tra gli aspetti meno discussi a cinquant’anni dalla sua uscita si evidenzia come “Jaws” sia liberamente tratto dal romanzo omonimo di Peter Benchley. In fase di produzione, l’autore fu incaricato di scrivere la prima versione della sceneggiatura, ma successivamente Spielberg e i produttori richiesero due riscritture prima di affidare a Carl Gottlieb il compito di perfezionare la trama secondo la visione del regista. Questi interventi non solo hanno reso i personaggi più credibili e affascinanti, ma hanno anche mantenuto una maggiore concentrazione sulla minaccia rappresentata dallo squalo.

Le modifiche principali riguardano l’eliminazione delle sottotrame secondarie presenti nel romanzo. Ad esempio, mentre nel libro Brody affrontava conflitti personali derivanti dalla gelosia per l’infedeltà della moglie con Hooper, nel film si mette in evidenza un passato traumatico legato all’acqua senza approfondire motivazioni sentimentali. Questo approccio consente una narrazione più diretta e coinvolgente.

l’esito finale: una scena più esplosiva rispetto al libro

Il finale del film rappresenta uno degli aspetti più riusciti rispetto alla versione letteraria. Spielberg sceglie di evitare un esito tragico per molti protagonisti, offrendo invece una conclusione più spettacolare e soddisfacente dal punto di vista narrativo. La battaglia finale tra Brody, Quint ed Hooper contro lo squalo culmina in un confronto teso ed emozionante che lascia spazio a un epilogo più gratificante rispetto al romanzo originale.

la direzione stilistica: meno è meglio

una tecnica innovativa per aumentare la suspense

Spielfield sfrutta sapientemente il principio “less is more”, limitando le scene in cui lo squalo viene mostrato direttamente per aumentare la tensione. Le sequenze più memorabili sono quelle in cui prevale il punto di vista dell’animale o vengono suggerite le sue presenze attraverso ombre e suoni inquietanti. Questa scelta ha contribuito a creare un’atmosfera angosciante senza mai mostrare troppo esplicitamente gli attacchi.

L’uso strategico delle riprese ha permesso anche di rendere gli effetti speciali molto efficaci: i momenti sanguinosi sono suggeriti piuttosto che mostrati chiaramente, intensificando così il senso di paura e mistero.

  • Roy Scheider come Martin Brody
  • Richard Dreyfuss come Matt Hooper
  • Robert Shaw come Quint

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