Itaca – L’Odissea Rivive: La Recensione del Film con Ralph Fiennes e Juliette Binoche

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una nuova interpretazione dell’odissea

Il mondo del cinema si arricchisce con una rinnovata versione del poema omerico grazie alla straordinaria opera Itaca – Il ritorno, diretta dal regista Uberto Pasolini, noto per i suoi film riflessivi come Still Life e Nowhere Special. Questa pellicola segue gli attori Ralph Fiennes e Juliette Binoche, già uniti nella celebre produzione Il paziente inglese, mentre si avventurano in una reinterpretazione dell’epica storia di Ulisse.

trama e tematiche centrali

Itaca – Il ritorno si presenta come un’autentica odyssey spirituale, che si distacca dalle tradizionali avventure, focalizzandosi su un uomo esausto che torna a casa dopo un lungo periodo di assenza. La narrazione ruota attorno a tre figure principali: un marito distrutto, una moglie determinata a mantenere la speranza nel suo ritorno e un figlio che affronta il passaggio all’età adulta, lottando tra l’amore per la madre e l’eredità del padre mitico.

Questa famiglia è separata dal tempo e dagli effetti devastanti della guerra, ma si ricompone grazie ai forti legami di amore e di colpa. I temi chiave dell’Odissea vengono riproposti da Pasolini sotto una nuova luce, facendo emergere le dinamiche familiari e il dolore delle relazioni spezzate.

interpreti principali e performance

Il regista Pasolini ha scelto un Ralph Fiennes in forma smagliante per intuire le sfumature del personaggio di Ulisse. Quest’ultimo si presenta come un uomo segnato da cicatrici fisiche e mentali, dotato di una fisicità intensa e sofferente. Accanto a lui, Charlie Plummer interpreta Telemaco, mentre Juliette Binoche veste i panni di Penelope, la consorte dell’eroe, mostrando un’interpretazione sobria ma profonda.

In aggiunta, Claudio Santamaria compare nel ruolo di Eumeo, il porcaro, impegnato in una sfida linguistica di fronte a un cast internazionale di grande valore.

analisi della regia e dello stile

Pur proponendo un’interpretazione intellettualmente audace del mito, The Return rischia a volte di risultare eccessivamente asciutto, in particolare nella sua rappresentazione della mancata riconoscibilità di Ulisse da parte dei suoi cari. La vulnerabilità del protagonista, ridotto a uno stato di sofferenza, svilisce alcune delle caratteristiche che lo hanno reso iconico nel passato.

Il film si distingue per un approccio visivo e narrativo minimalista, enfatizzando le dimensioni corporee e l’azione fisica dei protagonisti. Uberto Pasolini sceglie di mettere in evidenza la brutalità e la forza della natura, utilizzando un linguaggio cinematografico che riflette la complessità delle relazioni interpersonali, legate profondamente alla nostalgia e ai traumi del passato.

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