Gli ultimi di noi: recensione del film di danny boyle 28 anni dopo

analisi di “28 anni dopo”: un ritorno al genere post-apocalittico e zombie
Il film “28 anni dopo”, diretto da Danny Boyle e scritto da Alex Garland, rappresenta un nuovo capitolo nel panorama cinematografico post-apocalittico. Ambientato quasi tre decenni dopo l’epidemia che ha sconvolto il Regno Unito, il film approfondisce le dinamiche di una società sopravvissuta e segnata dal trauma, mantenendo fede alle radici del genere ma con una prospettiva più umana e introspectiva.
contesto storico e ambientazione
ambientazione isolata e società marginale
“28 anni dopo” si svolge su un’isola remota, separata dalla terraferma britannica, dove vive una comunità completamente isolata. Questa scelta narrativa permette di esplorare le conseguenze di un mondo ormai diviso, dove i pochi superstiti vivono sotto regole rigide per proteggersi dai rischi esterni. La scena si apre con la figura di Spike (Alfie Williams), giovane cresciuto in questa realtà, addestrato come un soldato dal padre (Aaron Taylor-Johnson) ma ancora legato alla speranza di salvare la madre (Jodie Comer). La sua decisione di tornare sulla terraferma infetta rappresenta il desiderio di confrontarsi con il passato e cercare aiuti.
differenze rispetto ai precedenti capitoli
L’opera si inserisce in una lunga tradizione iniziata con 28 giorni dopo, che rivoluzionò il genere zombie introducendo elementi innovativi come la corsa degli infetti. Il nuovo film mantiene questa eredità, ma sposta l’attenzione dalla pura brutalità alla dimensione umana: ciò che resta dell’umanità nelle sue sfumature più complesse. Si evidenziano così gli aspetti della solidarietà, della fragilità emotiva e dei rapporti tra i sopravvissuti.
estetica e stile visivo
uso innovativo delle tecnologie di ripresa
“28 anni dopo” utilizza principalmente tecniche di ripresa con iPhone, cercando di ricreare la texture grezza e low-budget tipica del primo capitolo. La fotografia è curata da Anthony Dod Mantle, che privilegia piani stretti e effetti visivi come il bullettime. Il risultato è un’esperienza sensoriale intensa, caratterizzata da continui stacchi montati in modo frenetico per accentuare la sensazione di claustrofobia.
impatto visivo e atmosfera generale
L’estetica adottata mira a creare un’atmosfera oppressiva, rafforzando il senso di disorientamento attraverso immagini spesso allucinogene e flash montati a ritmo sostenuto. Le scene sono immerse in uno scenario cosmico o in ambientazioni anguste, contribuendo a trasmettere l’intensità emotiva desiderata.
differenze narrative e critiche sul ritmo del film
Sebbene presenti molte innovazioni estetiche, “28 anni dopo” mostra anche alcune criticità riguardo al ritmo narrativo: nella prima parte prevale un andamento adrenalinico mentre nella seconda si fa più riflessiva. Questa alternanza può risultare disomogenea per alcuni spettatori ed è accentuata dalla volontà del regista di aprire nuove strade per una futura trilogia.
squadra artistica ed interpreti principali
- Aaron Taylor-Johnson
- Jodie Comer
- Alfie Williams
- Ralph Fiennes (nel ruolo del misterioso dottore)
- Nomi aggiuntivi non menzionati nella fonte specifica
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