Film italiano sulla memoria e il destino più audace oltre 20 anni
l’eredità di “il mestiere delle armi” di ermanno olmi: un film sull’evoluzione della guerra e sulla memoria storica
Da oltre vent’anni dalla sua prima uscita, “Il mestiere delle armi” diretto da Ermanno Olmi si distingue come uno dei più profondi e discussi film italiani dedicati al tema della guerra e della storia. L’opera si distingue per il suo approccio radicale nel rappresentare il declino delle battaglie tradizionali, concentrandosi sugli ultimi giorni di vita del condottiero Giovanni dalle Bande Nere e sulla trasformazione della guerra nel passaggio dal conflitto corpo a corpo a un conflitto tecnologico e disumanizzante.
la narrazione e la scelta stilistica del film
un frammento di storia con una forte valenza simbolica
Il film si focalizza sugli ultimi sei giorni della vita di Giovanni dalle Bande Nere, un capitano di ventura al servizio di papa Clemente VII, nel 1526. Durante il suo tentativo di rallentare l’avanzata delle truppe di Carlo V, il protagonista affronta marce estenuanti, lunghe attese e momenti di ricordo e speranza. La narrazione si concentra particolarmente sull’evento che decreta la sua fine: un colpo di falconetto che gli lacera la gamba e ne causa il lento declino.
una riflessione sui cambiamenti nelle tecniche belliche
Il gesto del colpo di fucile, nascosto dietro un muretto, rappresenta la svolta nella storia della guerra. Le armi da fuoco trasformeranno radicalmente i conflitti, rendendo obsoleti gli scontri diretti e il rispetto per il codice d’onore degli artigiani della guerra. Le immagini di armature sbriciolate, cavalieri ridotti a sagome e volti pallidi e segnati rievocano un passaggio epocale in cui l’uomo diventa sempre più “carne da cannone”.
un’analisi visiva e tematica approfondita
una rappresentazione realistica e simbolica degli ambienti
La fotografia di Fabio Olmi scolpisce paesaggi invernali desolati, campi brulli e interni in penombra, creando un’atmosfera di sospensione tra realtà e rappresentazione artistica. I volti dei personaggi, spesso attori poco noti, sembrano usciti da un quadro cinquecentesco, richiamando le tradizioni figurative di artisti come Holbein e Mantegna.
una prospettiva politica e sociale
Il film evidenzia come le decisioni politiche influenzino il corso della guerra e la vita dei singoli. Narrando le alleanze, i tradimenti e i compromessi tra i potenti, Olmi mostra che il destino degli uomini si definisce tanto nelle stanze di potere quanto sul campo di battaglia. Giovanni, rimasto fedele a un ideale di nobiltà e rispetto, si confronta con un mondo che si sta già modernizzando e che adotta strumenti bellici sempre più impersonali.
personaggi e protagonisti
- Giovanni dalle Bande Nere
- Padre di Giovanni
- Madonna di Mantova
- Il duca di Ferrara
- Il duca di Mantova
- Soldati e soldatesse
- Alcuni ufficiali improvvisati
il senso di un film sulla memoria e la storia
Olmi utilizza strumenti narrativi che rendono “Il mestiere delle armi” un’esplorazione della memoria collettiva. L’impiego di didascalie, lettere lette in macchina e volti inseriti in un contesto storico preciso rafforzano il senso di un racconto che si configura come una vera e propria ricerca delle radici italiane della guerra. La circolarità della narrazione, che si apre e si chiude sul funerale di Giovanni, sottolinea come le grandi tragedie siano sempre un frammento di un sistema più vasto e complesso.
alcuni aspetti cruciali e l’attualità del film
Nonostante siano passati oltre vent’anni dalla sua uscita, “Il mestiere delle armi” rimane un’opera di grande impatto, stimolando riflessioni sul rapporto tra storia, memoria e politica. Il film invita a considerare quanto la rappresentazione della guerra si industralizzi, lasciando in secondo piano l’individuo e le sue scelte. La figura di Giovanni, tra eroismo e vittimizzazione, si erge a simbolo di un mondo che cambia e di valori che si dissolvono sotto il peso della modernità.