C’era una volta a Gaza incanta Cannes 2025 e denuncia la sparizione di un popolo

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il cinema di resistenza e il racconto della società attraverso il noir

Al Festival di Cannes, la sezione Al Certain Regard ha presentato un film che si distingue per la sua forte valenza simbolica e politica. Si tratta di C’era una volta a Gaza, un’opera che utilizza il genere noir come strumento narrativo per affrontare tematiche legate alla condizione palestinese e alla guerra. La pellicola si configura come un omaggio al cinema e un atto di protesta, offrendo uno sguardo crudo sulla realtà di Gaza sotto assedio.

contesto e significato del film

una narrazione minimalista con forte impatto simbolico

Il film si apre con le parole dell’ex presidente Donald Trump, riferendosi alla possibilità di trasformare Gaza in una meta turistica per milionari, sottolineando l’irrilevanza internazionale rispetto alle sofferenze quotidiane dei palestinesi. La storia segue due giovani spacciatori di tramadolo, un farmaco oppiaceo, che vengono presi di mira da un ufficiale di polizia. Un episodio tragico segna l’inizio di una catena che coinvolge anche altri personaggi, tra cui un ragazzo che si oppone all’occupazione israeliana.
C’era una volta a Gaza è caratterizzato da una produzione modesta e da una narrazione essenziale, ambientato in una città devastata dalle bombe. Il film si presenta come un atto di resistenza culturale, volto a mantenere viva la memoria e l’immaginario palestinese oltre le immagini più cruente diffuse dai media.

tematiche principali del film

la rappresentazione della condizione palestinese

Tra le scene più significative vi sono quelle che mostrano spot televisivi risalenti al 2009, con promozioni per vacanze impossibili per i palestinesi: solo sogni o ricordi lontani. La narrativa sottolinea come Gaza sia ormai ridotta a un luogo immaginario o cinematografico, chiamato anche Gazawood, dove i sogni sono l’unica via d’uscita possibile.
Il film evidenzia come i palestinesi siano imprigionati in territori occupati da settant’anni, circondati da muri fisici e simbolici che impediscono ogni prospettiva di libertà reale. La narrazione invita a riflettere sul ruolo del cinema come forma di testimonianza e resistenza culturale contro l’oblio internazionale.

personaggi e protagonisti principali

  • I due giovani spacciatori coinvolti nella vicenda
  • L’agente di polizia antagonista
  • L’amico del protagonista interpretato successivamente nel film “Il ribelle”
  • I personaggi secondari legati alla vita quotidiana sotto occupazione

gli ospiti e il cast del festival

  • Nessun dettaglio specifico sugli ospiti fornito nella fonte originale.
In conclusione, C’era una volta a Gaza rappresenta un esempio emblematico di cinema impegnato, capace di usare il linguaggio narrativo per denunciare le ingiustizie sociali e politiche attraverso uno stile minimalista ma potente.

Tutti gli approfondimenti sul Festival di Cannes sono disponibili presso fonti specializzate nel settore cinematografico.

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