28 anni dopo: esplode il dibattito su un franchise leggendario

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Il franchise post-apocalittico di “28 Years Later” ha generato un acceso dibattito sulla natura degli infetti presenti nella saga. La terza pellicola, diretta da Danny Boyle e scritta da Alex Garland, amplia la narrazione esplorando la vita nelle Isole Britanniche ormai isolate dopo anni dalla diffusione del Virus della Rabbia. In attesa dell’uscita del nuovo capitolo previsto per gennaio 2026, intitolato “28 Years Later: The Bone Temple”, si analizzano gli aspetti chiave che hanno alimentato le discussioni sul genere e sui personaggi.

l’origine e l’evoluzione della saga

le origini con 28 giorni dopo

La serie è iniziata nel 2002 con 28 Days Later, incentrato su Jim, interpretato da Cillian Murphy, un corriere in bicicletta che si risveglia in una Londra trasformata. Il film ha introdotto il virus della Rabbia, capace di convertire gli infetti in creature voraci e prive di ragione. Nel 2007, è stato prodotto 28 Weeks Later, sequel standalone che segue i tentativi di recupero in Inghilterra falliti a causa della riapertura delle zone contaminate.

il ritorno con 28 anni dopo

Per il nuovo film, Garland e Boyle hanno riunito il cast originale e introdotto nuovi personaggi come Jodie Comer, Ralph Fiennes, Aaron Taylor-Johnson e Alfie Williams. La narrazione si svolge molti anni dopo gli eventi precedenti, affrontando le conseguenze di una società ormai sotto quarantena permanente.

il dibattito sulla classificazione degli infetti

sono davvero zombie?

Sebbene gli infetti condividano molte caratteristiche estetiche con i classici zombie — come la perdita delle funzioni cognitive superiori e la trasmissione del virus tramite morsi — il fatto che il virus non uccida i soggetti ma li renda aggressivi rende difficile inserirli nel genere zombie tradizionale. La loro condizione termina generalmente con la morte per fame o altre cause naturali, non restano eternamente redivivi come nei classici horror.

la prima menzione del termine “zombie”

Nella scena più significativa di 28 Years Later, uno dei personaggi usa per la prima volta nella serie il termine “zombie” per descrivere un neonato nato da un infetto. Questa scelta narrativa rappresenta una rottura rispetto alla tradizione precedente ed evidenzia come il film abbia voluto sfidare le convenzioni sul tema.

argomentazioni a favore e contro l’inclusione nel genere zombie

il ruolo di Erik Sundqvist

Nella scena in cui Erik Sundqvist (interpretato da Edvin Ryding) definisce un neonato “zombie”, si apre un dibattito sulla reale affidabilità di questa definizione. Dal momento che Erik non è originario delle Isole Britanniche né ha incontrato direttamente gli infetti prima degli eventi narrati, potrebbe usare il termine in modo ironico o simbolico.

I limiti dell’argomentazione

  • L’unica occorrenza del termine “zombie” avviene in questa scena specifica;
  • L’uso del termine può essere interpretato come una licenza narrativa piuttosto che una classificazione definitiva;
  • L’inquadramento degli infetti rimane complesso: sono più simili a esseri viventi alterati che a cadaveri reanimati.

Anche se alcuni critici sottolineano che l’uso del vocabolo “zombie” possa sembrare forzato o sarcastico, questa scelta narrativa dimostra come il franchise voglia mettere in discussione le categorie convenzionali legate ai mostri dell’orrore.

considerazioni finali sul genere e sull’evoluzione dei personaggi

Mentre si attende l’arrivo del prossimo capitolo, “28 Years Later: The Bone Temple”, previsto per gennaio 2026, resta aperto il discorso sulle sfumature tra infetti e zombie. La serie continua a esplorare temi profondi legati alla sopravvivenza umana e alle implicazioni morali di un mondo devastato da un virus spietato.

dettagli principali sulla nuova pellicola prevista per il 2026

  • Titolo: 28 Years Later: The Bone Temple;
  • Date di uscita: gennaio 2026;
  • Dove: produzione ancora in fase di finanziamento;
  • Cast principale:
    • – Jodie Comer;
    • – Ralph Fiennes;
    • – Aaron Taylor-Johnson;

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