Star Wars: The Acolyte svela segreti non detti dalla Lucasfilm

Gestire le aspettative risulta complesso, soprattutto nel contesto attuale del 2024. Diverse produzioni hanno subito il peso dell’enorme hype generato, spesso a causa di reazioni entusiaste preliminari da parte del pubblico e della stampa. Gli appassionati del genere horror stanno familiarizzando con questa situazione e potrebbero averla vissuta ripetutamente: trailer che dichiarano opere come il più grande horror degli ultimi vent’anni, notizie di svenimenti in festival e commenti entusiasti di personalità del calibro di Stephen King. Questa modalità di costruzione dell’attesa è diventata una consuetudine, ma cosa si verifica quando le aspettative sono alimentate direttamente dai creatori del film o della serie?

La questione diventa ancora più delicata, visto che le promesse non mantenute lasciano ben poco spazio all’imbarazzo, non essendoci possibilità di rifugiarsi dietro recensioni di terze parti. Un esempio è il trailer di The Book Of Boba Fett, in cui viene promesso un avvincente universo criminale che si rivela, invece, essere un banale scontro tra criminali. Un altro caso emblematico è rappresentato da The Acolyte, presentato come una narrazione di approfondimento sul Lato Oscuro della Forza.

l’assenza di un’alta repubblica

L’intento principale di questo articolo è sottolineare come The Acolyte, indipendentemente dal giudizio di qualità, non rispecchi la serie promossa da Lucasfilm fin dall’inizio. Ciò si evidenzia in almeno due aspetti fondamentali: primariamente, il rifiuto di sfruttare il periodo storico distintivo e, in secondo luogo, la contraddizione rispetto al concetto di Alta Repubblica. Inoltre, il Lato Oscuro, che doveva essere il tema centrale, viene invece relegato in secondo piano.

Ambientata circa 100 anni prima de La Minaccia Fantasma, The Acolyte si distingue per un’interpretazione inconsistente dell’Ordine Jedi e della sua decadenza. La serie si avvale di un setting che avrebbe dovuto riflettere l’epoca aurea dei Jedi, un momento in cui essi rappresentavano un bastione di speranza e pace nell’universo. Durante l’Alta Repubblica, la conoscenza della Forza era ben più ampia e i Maestri possedevano abilità speciali per esplorarla a fondo. Ad esempio, la Maestra Avar Kriss percepiva la Forza come una melodia, creando una rete di comunicazione tra i cavalieri.

Seppur giustificato nel voler richiamare i prequel, The Acolyte non riesce a presentare Jedi diversificati; gli eroi mostrano una caratterizzazione alquanto simile a quella vista nei prequel. Personaggi come Yord incarnano una superficialità che non rende onore alla complessità dell’Alta Repubblica, mentre altri cavalieri sono privi di particolarità uniche.

un lato oscuro deludente

Dopo il lancio, The Acolyte ha dimostrato di non sfruttare le novità introdotte dalla saga dell’Alta Repubblica, trasformando i suoi personaggi in caricature di archetipi già noti. Un’altra questione rilevante riguarda l’impostazione narrativa: The Acolyte è stato descritto come una serie focalizzata sul Lato Oscuro, promettendo una prospettiva orientata ai villain, supportata da trailer evocativi.

La realtà ha mostrato un’ulteriore prevalenza dei Jedi e una narrativa priva di approfondimenti sul Lato Oscuro, limitandosi a cenni generici. Per quale ragione non è stata proposta una visione più elaborata del Lato Oscuro? Le mancanze di The Acolyte evidenziano l’incapacità di integrare figure di villain autentiche e intriganti, cercando di giustificare le azioni di Qimir e sfumando la linea tra bene e male senza una solida trama di supporto.

La Disney segue una narrativa consolidata, incapacità che si riflette in approcci simili a quelli già evidenziati in precedenti produzioni. Le attese eccessive generate durante il marketing non trovano riscontro nell’effettivo sviluppo della serie, creando un divario tra quanto promesso e realizzato. Rimanendo in attesa di un possibile futuro per il progetto, la vera essenza del prodotto rimane avvolta nel mistero.

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