Star wars, la lezione dimenticata di george lucas dopo un decennio di disney

Il franchise di Star Wars ha attraversato numerosi cambiamenti nel corso degli anni, suscitando opinioni contrastanti tra i fan e gli addetti ai lavori. Tra le diverse fasi della saga, una delle decisioni più discusse riguarda l’abbandono di un’idea proposta da George Lucas per la trilogia prequel. Recentemente, questa proposta è stata ripresa e integrata in modo innovativo all’interno dell’universo narrativo, segnando un ritorno significativo alla visione originale del creatore.
il contributo di george lucas alla complessità di star wars
la trilogia originale: linee nette tra bene e male
La prima trilogia di Star Wars si distingueva per la sua narrazione semplice e immediata, con chiari confini tra i personaggi “buoni” e “cattivi”. In particolare, in A New Hope, Luke Skywalker rappresentava il classico eroe che si opponeva a un male evidente incarnato dall’Impero e da Darth Vader. Con le rivelazioni successive in L’Impero Colpisce Ancora, la storia si arricchì di sfumature grazie alla scoperta della parentela tra Luke e Vader, ma il nucleo narrativo rimase centrato sulla lotta tra luce e oscurità.
la trilogia prequel: l’approfondimento delle zone grigie
In contrasto con la semplicità della saga originale, i prequel hanno introdotto una narrazione più articolata attraverso l’uso del dettaglio e delle zone d’ombra. George Lucas ha sfruttato questa opportunità per mostrare come le motivazioni dei personaggi siano spesso più complesse rispetto alle etichette di “buono” o “cattivo”. La guerra dei Cloni, ad esempio, non era semplicemente un conflitto tra repubblicani e separatisti: si rivelò essere manipolata da Palpatine per consolidare il suo potere personale.
Inoltre, i Jedi stessi furono rappresentati come figure che spesso compromettevano i propri ideali entrando troppo nella politica o assumendo ruoli militari. La trasformazione dei soldati clone in strumenti di violenza fu anch’essa mostrata come risultato di scelte moralmente ambigue, accentuando così la complessità narrativa.
le trame sequel: ritorno a un dualismo netto?
The Last Jedi: un tentativo di ambiguità morale
Con la trilogia sequel si è assistito a una riappropriazione della distinzione netta tra bene e male, con alcuni episodi che sembravano voler approfondire le zone grigie introdotte nei prequel. In particolare, The Last Jedi ha proposto una narrazione più sfumata mostrando come anche le fazioni opposte possano condividere risorse o strategie simili. Questa scelta è durata poco tempo perché nel successivo film (The Rise of Skywalker) si è deciso di tornare al classico schema binario.
il fallimento del ritorno ai dualismi tradizionali
Sempre più criticato è stato il fatto che la saga abbia riproposto schemi già visti senza aggiungere elementi innovativi significativi. La presenza del villain Palpatine nuovamente al centro della scena ha rafforzato il modello del male assoluto — con conseguenze negative sulla percezione complessiva della narrazione sequenziale.
l’evoluzione verso una narrazione più profonda in star wars
Andor: il ritorno alla complessità narrativa
Dopo l’approccio semplificato adottato nelle ultime pellicole, serie come Andor hanno dimostrato quanto sia possibile riabilitare lo stile narrativo basato su sfumature, conflitti interni e moralità ambigua. In questa produzione sono evidenti i contrasti interni alla Ribellione stessa ed emergono personaggi dotati di motivazioni complesse — esempi concreti sono Cassian Andor stesso o altri membri del cast che affrontano dilemmi etici difficili.
Questo approccio sottolinea come Star Wars debba evolversi puntando su storie meno stereotipate:- Narrative più realistiche ed equilibrate;
- Esempi concreti di protagonisti con sfaccettature morali;
- Sfide narrative che evitino gli schemi tradizionali del bene contro male.
- Cassian Andor
- Luthen Rael
- Kleya Herverra
- Saw Gerrera
- Syril Karn
- Dedra Meero