Family plan 2 recensione: il sequel di mark wahlberg su apple+ è noioso e senza humour

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analisi di “the family plan 2”: una produzione priva di mordente

L’ultimo capitolo della saga “The Family Plan” si presenta come un film di genere spionistico e commedia familiare, distribuito in streaming su Apple TV+ dal 21 novembre 2025. La pellicola si distingue per un cast ben noto e una location suggestiva, ma risulta complessivamente priva di intensità e originalità, risultando una versione poco ispirata rispetto al primo capitolo.

contesto narrativo e ambientazione

Il film prosegue la storia di Dan, interpretato da Mark Wahlberg, che ha abbandonato la sua vita da killer professionista per dedicarsi a un’attività di consulenza sulla sicurezza. La famiglia, apparentemente in pace, si trova coinvolta in un viaggio in Inghilterra, motivato da un lavoro del marito e da una richiesta di visita alla figlia Nina, che studia nel Regno Unito. La seconda parte riprende le tematiche familiari e di tensione, ma senza riuscire a mantenere un ritmo coinvolgente.

criticità e debolezze della sceneggiatura

Il copione, scritto da David Coggeshall, si presenta come un intreccio eccessivamente complesso e poco credibile. La narrazione si aggroviglia su sé stessa, con scelte narrative poco motivate e personaggi che si comportano in modo inconsistenti. La sequenza di eventi, come la fuga da Londra o il confronto con il fratello Aidan, interpretato da Kit Harington, appare forzata e poco convincente.

profili dei personaggi principali

  • Dan / Sean McCaffery (Mark Wahlberg)
  • Jessica (Michelle Monaghan)
  • Nina, la figlia maggiore (Zoe Colletti)
  • Aidan, il fratello traditore (Kit Harington)
  • Omar, il ragazzo di Nina (Reda Elazouar)
  • Vikram, il majordomo (Sanjeev Bhaskar)
  • Il padre di Dan (Ciarán Hinds)

aspettative e conclusioni

Il film si presenta come un’opera priva di mordente, con dialoghi ripetitivi e situazioni stereotipate. La produzione, che si fregia di location internazionali e di un cast di alto livello, non riesce a trasmettere un senso di urgenza o di coinvolgimento reale. La durata di 106 minuti appare eccessiva per questa vicenda priva di sostanza e ritmo.

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