10 trope anime squilibrate da eliminare subito
Gli stereotipi più discussi e ridondanti nell’anime
L’animazione giapponese si distingue per la sua capacità di offrire produzioni ricche di creatività, sequenze di battaglia eccitanti e immagini mozzafiato. Alcuni tropes ricorrenti, invece di contribuire alla qualità narrativa, sono considerati ormai stancanti, discutibili o irritanti. Questi cliché spesso distolgono l’attenzione dal vero sviluppo dei personaggi e dalla trama, rischiando di impoverire il valore complessivo delle opere.
long anime names e titoli eccessivamente lunghi
una tendenza che penalizza l’impatto e la ricerca
Tra i “categorici” esempi di stereotipo vi sono i titoli di anime estremamente prolissi, che sembrano più brevi descrizioni che veri e propri titoli. Molti show, come Il re incontrastato dell’accademia dei demoni: il più potente re demone risorge e frequenta la scuola con i suoi discendenti, risultano troppo complicati da ricordare o condividere. Questi titoli sono pensati per catturare immediatamente l’attenzione, ma finiscono per apparire ridicoli e presuntuosi. Oltre a essere scomodi da utilizzare, possono distanziare i nuovi spettatori e rendere complicato il processo di ricerca o conversazione. La tendenza di preferire titoli “mini-sintesi” si rivela poco funzionale, dato che una maggiore sintesi risulta più efficace sia nella comunicazione che nel marketing.
scalatura di potere incoerente
un elemento che mina tensione e credibilità
Un altro cliché particolarmente fastidioso è la incoerenza nella scalatura dei poteri tra i personaggi. Le ripide variazioni tra gli sfasciato e gli insuperabili undermining tensione e sospense, rendendo le battaglie spesso poco credibili. Questa dinamica si riscontra frequentemente in serie di tipo shōnen come Naruto, Dragon Ball e Demon Slayer, dove i livelli di forza sono arbitrariamente adattati alle esigenze della narrazione, ledendo la coerenza interna e il ruolo strategico dei personaggi.
protagonisti stereotipati, ingenui o auto-inseriti
un’immagine stereotipata che danneggia la narrazione
La presenza di protagonisti che agiscono più come strumenti di identificazione per il pubblico che come personaggi complessi è spesso criticata. Personaggi come Kirito di Sword Art Online sono spesso caratterizzati da comportamenti immaturi o riduttivi, ideali più per le fantasie degli spettatori che per una narrazione profonda. Questi protagonisti, mediocri o superficiali, rischiano di limitare lo sviluppo narrativo, riducendo le dinamiche a semplici esercizi di crescita personale o di umorismo di bassa lega.
episodi filler con tema balneare
una pratica che interrompe il ritmo narrativo
Gli episodi dedicati alle scene in spiaggia sono famosi per essere inseriti esclusivamente per offrire fan service, spesso senza contribuire allo sviluppo della trama principale. Questi momenti, che vedono i protagonisti in costumi da bagno, interrompono il ritmo della narrazione e possono risultare ingombranti o fuori luogo. Lo scopo di intrattenere si traduce spesso in umorismo spesso volgare e superficiale, genericamente slegato dalla storia.
il tropo del complesso della sorella
una dinamica inquietante e poco realistica
Uno dei cliché più sgradevoli è rappresentato dal personaggio con “complesso della sorella”, ossessionato dall’altro in modo spesso sdraiato sul confine del fastidio. Questi aspetti sono spesso forzatamente presentati come divertenti o carini, ma risultano inquietanti e scomodi, alimentando relazioni di pura ossessione familiare che comportano un rischio di eccesso e poca profondità narrativa. La romanticizzazione di questa ossessione causa spesso disagio e contribuisce a depauperare la complessità delle vere dinamiche familiari.
personaggi principali reincarnati come bambini
una scelta narrativa spesso ripetitiva e artificiosa
L’incremento delle serie in stile isekai ha portato a uno stile ormai riconoscibile: protagonisti reincarnati o trasportati in un altro mondo come bambini. Questa formula, usata per aggirare conseguenze o dare un “rinascere” narrativo, risulta spesso monotona e poco credibile, specie quando si cerca di attribuire intelligenza adulta a corpi di bambini. Tali scelte, oltre a compromettere la suspense, rischiano di rendere prevedibili le storie, impedendo ai creatori di proporre soluzioni narrative più originali.
troppo uso del tropo del tsundere violento
ripetizione di modelli poco salutari
Il personaggio “tsundere” che oscilla tra freddezza e affetto, spesso accompagnato da comportamenti violenti, si è sovrabbondantemente diffuso. La rappresentazione di violenza fisica come elemento comico, senza approfondire i risvolti emotivi o le conseguenze, propone un modello di comportamento problematico. La ripetizione di questa dinamica contribuisce a normalizzare atteggiamenti aggressivi e poco rispettosi, impoverendo le interpretazioni più autentiche e mature delle relazioni.
personaggi anziani per comic relief e stereotipi del pervertito
una rappresentazione superata e problematica
Uno dei tropes più fastidiosi riguarda i personaggi anziani con tendenze perverse o ossessionate con le giovani. Questa figura, spesso usata come comic relief, si basa su comportamenti inappropriati e stereotipati, che risultano offensivi o fuori luogo. Nonostante alcuni possano considerarlo parte del registro umoristico, questa tipologia di personaggio perpetua immagini vecchie e poco rispettose, troppo spesso prive di reale funzione nel contesto narrativo.
trama di schiavitù e sfruttamento
una rappresentazione che può risultare insensibile
La presenza di temi come la schiavitù o il lavoro forzato in molte opere anime spesso riduce situazioni umane delicate a mera convenienza narrativa. Questa scelta può risultare sgradevole e poco rispettosa, snaturando problemi seri come l’oppressione e sfruttamento. Umanamente, tali rappresentazioni rischiano di banalizzare le sofferenze e di offrire messaggi sbagliati, lasciando spazio a un uso superficiale di temi delicati per aumentare il livello di drammaticità o di shock.
serie harem e dinamiche ripetitive
un modello che ha stancato gli spettatori
Le serie anime del tipo “harem” sono basate sulla presenza di un protagonista circondato da molteplici interessi amorosi. Questa formula, ormai considerata satura, tende a ridurre i personaggi a semplici archetipi e a privilegiare le storie di gelosia e incomprensione, spesso ripetitive. La mancanza di evoluzione e di relazioni autentiche indebolisce il coinvolgimento, richiedendo al pubblico narrativamente più profonde e originali soluzioni.
Personaggi, ospiti e membri del cast:
- Anos Voldigoad
- Kirito
- Neji Hyuga
- Raku Ichijou
- Chitoge Kirisaki
- Yuri Briar
- Naofumi Iwatani
- Filo
- Rudeus
- Raphtalia
- Master Roshi
- Personaggi in serie harem assortiti