La scandalosa bugia della sceneggiatrice di Grey’s Anatomy: ecco come ha finto di avere il cancro

la confessione di elisabeth finch

Elisabeth Finch, ex sceneggiatrice e produttrice esecutiva di Grey’s Anatomy, ha recentemente rilasciato una dichiarazione in un post su Instagram, assumendosi la responsabilità per le sue azioni. Questa confessione coincide con il lancio della docu-serie su Peacock, dal titolo Anatomy of Lies, che esplora la sua controversa storia personale.

le rivelazioni della docu-serie

La docu-serie, co-diretta da Evgenia Peretz e David Schisgall, si focalizza sulle drammatiche narrazioni di Finch, incluse le sue presunte sofferenze legate a un raro cancro alle ossa, la perdita di un rene e un aborto spontaneo. Nel 2022, Disney aveva avviato indagini su queste affermazioni, portando Finch a un congedo amministrativo. Successivamente, la scrittrice ha ammesso di aver mentito riguardo alla sua condizione di salute.

Ho mentito così tanto”, ha affermato Finch. “Le parole ‘mi dispiace’ sono molto inadequate rispetto a tutto ciò che ho provocato, ma possono essere considerate sincere.” L’ex sceneggiatrice ha espresso il danno causato a molte persone a lei care, riconoscendo di essere caduta in una vera e propria dipendenza dalle bugie. La sua storia legata al cancro ha effettivamente ispirato narrativamente elementi di Grey’s Anatomy, fino a quando non è stata messa in discussione. “Sto cercando di rimediare e mostrerò il mio profondo rammarico quando le persone saranno pronte ad ascoltare”, ha dichiarato in chiusura del suo intervento.

partecipanti alla docu-serie

Numerosi individui che hanno avuto rapporti stretti con Finch hanno partecipato al progetto, evidenziando la rilevanza e l’impatto delle sue dichiarazioni. Tra i partecipanti ci sono:

  • Jennifer Beyer, ex moglie di Finch
  • Kiley Donovan, sceneggiatore di Grey’s Anatomy
  • Andy Reiser, sceneggiatore di Grey’s Anatomy
  • Matt Graham, amico di Finch

Anatomy of Lies è il risultato di un’inchiesta in due parti condotta da Peretz e pubblicata su Vanity Fair, ponendo così una luce sulla complessità e le conseguenze delle affermazioni di Finch.

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