Non Aprite Quella Porta: Celebrazione dei 50 Anni di un Capolavoro Horror al Cinema

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La riproposizione di classici del passato in programmazione cinematografica merita un’accurata analisi. Da un lato, questa pratica può incidere negativamente sulla visibilità di nuovi titoli, limitando la loro diffusione a pochissime sale sul territorio nazionale. Dall’altro, offre l’opportunità di riscoprire opere che hanno segnato la storia del cinema, spesso sconosciute a gran parte del pubblico contemporaneo. Recentemente, si è assistito a una rinnovata attenzione per titoli horror, come ad esempio le pellicole di Dario Argento e Nightmare – Dal profondo della notte, insieme a Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre), un cult sfortunatamente trascurato anche a causa di un franchise che, pur essendo durato a lungo, non ha saputo presentare contenuti innovativi.

Rivisitando questo film a cinquant’anni dalla sua uscita, si evidenzia come l’opera di Tobe Hooper rappresenti un’angosciante e grigia profezia, un ritratto di una nazione in preda a profondi sconvolgimenti sociali, economici e politici, segnando un punto di non ritorno nella storia del cinema e della società in generale.

un’epoca di cambiamenti

Gli anni Settanta hanno rappresentato un’epoca d’oro per il cinema horror americano, dove la società inizò a prendere consapevolezza che il futuro si presentava meno luminoso di quanto sperato.

Il movimento del new-horror, che trae ispirazione dalla New Hollywood, cercava di rinnovare il genere horror, introducendo temi e libertà espressive mai esplorati prima. Capolavori come Psycho e La notte dei morti viventi avevano già aperto la strada, ma è in questo decennio che opere come Halloween, L’esorcista e Carrie hanno segnato un cambiamento evidente: l’horror inizia a rivolgersi agli uomini e alla loro paranoia, abbandonando le tradizionali ambientazioni gotiche per immergersi nella realtà dei sobborghi. Ciò ha ampliato il suo sottotesto politico e ha aperto a tematiche mai affrontate prima.

una nuova angolazione dell’orrore

In questo contesto, Non aprite quella porta emerge come un’opera chiave, sfidando le convenzioni del genere. L’orrore non si manifesta unicamente attraverso le morti, ma nel contesto culturale e geografico che le circonda. Gli eventi storici, come gli omicidi di JFK, Malcolm X e Martin Luther King, insieme allo scandalo Watergate e alla fine del conflitto in Vietnam, influenzavano il pubblico, generando un clima di paura e incertezza, amplificato da una crisi economica che colpiva il paese. La controcultura hippie, in declino, lascia spazio a un conservatorismo crescente, preludio di futuri eventi politici decisivi.

la rappresentazione del male

Nel film, la tensione si allontana dai centri urbani, spostandosi verso le zone rurali e le abitazioni isolate, simbolo di un’America che cerca di preservarsi attraverso l’egoismo. La famiglia Sawyer rappresenta una caricatura delle famiglie tradizionali, un’interpretazione inquietante e disfunzionale che sfida la dicotomia tra bene e male.

Hooper, ispirandosi a fatti di cronaca nera, porta un gruppo di giovani a confrontarsi con un’aldilà infernale. Non aprite quella porta eredita le suggestioni de L’esorcista, ma le amplifica con un grado di follia e sadismo che caratterizza le azioni dei Sawyer. La violenza, pur presente, non viene mostrata direttamente, risultando invece rapida e scabrosa, normalizzata in una trama che denuncia le condizioni disumane di una società in degrado.

l’influenza sul genere horror

Il film del 1974 ha segnato un punto cruciale per l’evoluzione dell’horror moderno.

Le sue peculiarità, come il serial killer, le vittime giovani e l’uso di armi comuni, anticipano i temi che caratterizzeranno il genere slasher. L’opera di Hooper, priva di fronzoli e sovrastrutture, avvicina verità e finzione, rendendo Non aprite quella porta un’esperienza quasi documentaristica. La macchina da presa diventa protagonista, creando un legame diretto tra spettatore e racconto, rendendo l’ansia del tempo palpabile.

una nuova visione culturale

Hooper propone una narrazione anarchica, priva di consolazione, contrapposta da pause lunghe a brusche accelerazioni. La pellicola affronta la degenerazione della società americana, dove il futuro di intere generazioni si staglia oscurato da un passato doloroso. La figura di Sally, l’unica sopravvissuta, diventa emblema di una nazione in cerca di rinascita, mentre la danza macabra di Leatherface rappresenta un riassunto della frustrazione sociale e della fragilità di un’America confusa e spaventata.

Non aprite quella porta funge da urlo di rabbia e disillusione, una critica alla narrazione idealizzata degli Stati Uniti, avviando una lunga contestazione culturale. Con questo film, l’horror raggiunge una profondità e una complessità che mai prima d’ora.


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