The Boys 4: Recensione della Stagione Tra Criticità e Unicità

La quarta stagione di The Boys ha sollevato non poche discussioni: nelle ultime settimane, le emozioni contrastanti hanno prevalso tra gli spettatori. La serie di Amazon, infatti, ha talvolta esagerato nell’estendere alcuni punti della trama, un fenomeno raro nell’era attuale dello streaming. Questo è attribuibile al caro showrunner Kripke, cresciuto con i vecchi palinsesti televisivi che spesso necessitavano di riempitivi. Nonostante permangano alcune serie che non sanno come gestire certi personaggi, e quindi ricorrono a storie secondarie, in questa stagione specifica di The Boys sono stati raccontati solo pochi frammenti cruciali. D’altronde, si è assistito a puntate mature per le tematiche trattate, raffinate nella satira e creative nelle scene.

Il finale ha ridisegnato gli equilibri visti dall’inizio ed è riuscito a preparare al meglio il terreno per la quinta e ultima stagione. Lo stile, i personaggi e il carisma dello show rimangono inconfondibili, sebbene siano presenti anche diversi ostacoli.

sfide della narrativa secondaria

La quarta stagione di The Boys ha avuto difficoltà a gestire alcune trame secondarie. Dopo il fallito tentativo di eliminare Patriota (Antony Starr) con l’aiuto di Soldatino (Jensen Ackles), la CIA e il prossimo Presidente degli Stati Uniti hanno ordinato ai protagonisti di uccidere Victoria Neuman (Claudia Doumit), vicepresidente eletta e figura chiave di un piano oscuro elaborato da Vought insieme a Sister Sage (Susan Heyward). Parallelamente, Butcher (Karl Urban) affronta la sua morte imminente a causa di un tumore, mentre Patriota tenta di capire il suo ruolo di genitore con Ryan (Cameron Crovetti).

La serie riesce a svilupparsi in molte direzioni, integrando elementi dallo spin-off Gen V. Però, nonostante queste premesse, gran parte dello sviluppo sembra strutturalmente debole. Determinati personaggi sono stati sfruttati solo per raggiungere un minutaggio fisso, risultando in storyline riempitive che non aggiungono valore alla trama.

Molte di queste storie non approfondiscono i personaggi e vengono risolte frettolosamente, servendo solo a riempire spazio con drammaticità stagnante e ripetitiva. Altre fragilità emergono in alcuni episodi, dove la mancanza di attenzione ai dettagli e una risoluzione affrettata delle situazioni compromettono la narrazione.

la potenza della satira e degli elementi visivi

Nonostante le problematiche, The Boys rimane una serie unica per il linguaggio, la potenza visiva e la creatività nel raccontare le contraddizioni dell’America moderna attraverso una satira mordace. Tratta tematiche come politiche elettorali, polarizzazione sociale, gestione dei media e avidità delle mega-corporazioni, facendo persino riferimento ai rifacimenti di Hollywood con un’ironia studiata su più livelli.

le storyline principali: butcher, patriota e un finale sconvolgente

L’intera stagione viene sostenuta dalle potenti storie principali di Butcher e Patriota. Il tumore di Butcher lo spinge verso una strada sempre più oscura, mentre Patriota cerca di creare un mondo ideale per suo figlio Ryan, che diventa rapidamente terrificante.

Le trame secondarie, pur con difetti, offrono momenti di eccellenza, come l’arco narrativo di A-Train (Jessie T. Usher) e la dualità tormentata di Annie/Starlight (Erin Moriarty). Queste storie risaltano grazie al tono, all’inventiva e alla satira dello show, dimostrando che la serie continua a funzionare bene quando mantiene il suo focus.

Infine, il finale della stagione merita menzione per due ragioni principali: la costruzione quasi perfetta con una prima parte eleganti e angosciante, e una seconda metà catartica; e il coraggio di cambiare radicalmente lo status quo. Questo sconvolgimento è logico e prepara efficacemente la quinta stagione, nonostante i difetti generali della quarta stagione.


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