Perché critics criticano la nuova serie western the abandons di netflix
La nuova serie originale di Netflix, The Abandons, ha attirato l’attenzione con un cast di grande livello e un’ambientazione western ambientata nel 1854 nel territorio di Washington. La produzione, composta da sette episodi, si propone di offrire una narrazione intense di un conflitto tra due potenti donne, ma ha ricevuto recensioni molto negative, evidenziando numerosi difetti sia di scrittura che di realizzazione. Di seguito, un’analisi dettagliata di motivi e criticità che hanno caratterizzato questa produzione.
personaggi e sottotrame poco approfonditi
Nel desiderio di creare un racconto ricco di conflitti e personaggi complessi, The Abandons fallisce nel dare sviluppi efficaci ai protagonisti principali. La famiglia adottiva di Fiona Nolan, rappresentata da Elias, Dahlia, Albert e Lilla, avrebbe dovuto costituire il nucleo emotivo dello spettacolo, ma i personaggi risultano pochissimo approfonditi e quasi inesistenti, con trame abbandonate e figure che scompaiono nel nulla. Analogamente, i personaggi della famiglia Van Ness sono ridotti a ruoli stereotipati, sfruttati più come funzioni narrative che come figure complesse.
Le criticità principali riguardano:
- un protagonista Elias con una storia d’amore poco interessante;
- Dahlia che dopo un trauma iniziale sparisce;
- Albert che riceve una sottotrama casuale legata all’insegnamento;
- Lilla assente per gran parte della narrazione.
Fonti come Screen Rant evidenziano come questa mancanza di caratterizzazione e di sviluppo degli eventi rappresenti uno dei maggiori limiti della serie.
la serie troppo corta e una struttura debole
Originariamente Netflix aveva ordinato 10 episodi, ma ne sono stati consegnati solamente sette, di durata variabile, con alcuni sotto i 40 minuti. Questo ha generato problematiche nella narrazione, con uno sviluppo repentino e frettoloso dei personaggi e delle trame. La conclusione si presenta come un cliffhanger improvvisato, lasciando intendere che la produzione abbia subito tagli drastici e riscritture in corsa. La partenza di Kurt Sutter come showrunner prima della fine delle riprese ha contribuito alla perdita di coerenza tematica e narrativa.
Il risultato sono episodi con ritmo discontinuo e una progressione narrativa non lineare, che rende la serie difficile da seguire e poco immersiva per gli spettatori. Critici come Variety sottolineano come il prodotto finale sembri privo di una vera direzione artistica, con episodi troppo compatti e un finale che lascia molte domande senza risposta.
le sottotrame superflue e il loro impatto negativo
La narrazione si perde in una serie di sottotrame che non portano a nulla, come il coinvolgimento di trafficanti d’armi russi, un cowboy sconosciuto e una guerra tra le due protagoniste che, invece di arricchire il racconto, lo appesantiscono. Questa scelta rende difficile concentrarsi sui temi principali, rafforzando l’impressione di uno spettacolo che cerca di coprire con elementi superficiali e poco funzionali i propri punti deboli.
Critici come A.V. Club denunciano come la serie si presenti come una semplice ricerca di un’idea senza una vera coesione, attraverso dialoghi prolissi e personaggi senza profondità.
assenza di un’identità stilistica e narrativa
Nonostante le interpretazioni solide di Gillian Anderson e Lena Headey, che vengono ampiamente elogiati, il contenuto sottostante le performance si rivela poco ispirato. La serie si limita a sfruttare il livellamento su trope già utilizzati – donne potenti nel West – senza offrire niente di nuovo o originale rispetto a produzioni come Godless o American Primeval.
Lo stile visivo, la presenza di un’ideologia politica o un tono distintivo sono assenti, rendendo The Abandons una produzione competente ma insipiente, che non riesce a lasciare il segno nel panorama delle serie western contemporanee.
Critici come RogerEbert e TIME evidenziano come il prodotto sia più uno spunto di voyeurismo che un vero esempio di narrazione efficace, con trovate narrative che si ripetono e scene di confronto tra i personaggi che sono poco incisive.
le conseguenze dell’addio di Kurt Sutter
Il creator della serie Sons of Anarchy, Kurt Sutter, aveva concepito The Abandons come un progetto ben strutturato, ma ha lasciato la produzione prima della sua conclusione per divergenze creative con Netflix. La sua partenza ha determinato problemi tecnici e narrative evidenti, come CGI di qualità bassa, scene notturne scarsamente illuminate e coreografie di scene d’azione poco convincenti.
Oltre alle criticità tecniche, si sono verificati problemi di coerenza tematica, con dettagli come la religione dei personaggi – inizialmente centrali nella narrazione – che scompaiono senza spiegazione. Di conseguenza, lo show risulta incoerente e sconnesso, riflettendo i disaccordi creativi tra il team di produzione.
Secondo le analisi di Vulture, questa perdita di direzione ha fatto sì che la serie appaia come un prodotto disperso e senza anima, che pecca nel lasciare un’impronta soddisfacente nello spettatore.